Il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, in conclusione della riunione del comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico che si è svolto in prefettura a Roma, ha tracciato un quadro della situazione criminalità nella capitale: secondo Mantovano, non c’è un vero e proprio allarme sul fronte della sicurezza, ma si registra «un incremento di una violenza cieca, che definire bullistica è riduttivo. Prima si risolveva un contrasto o una discussione con una scazzottata, ora si usano i revolver o i coltelli. Su 26 omicidi dall'inizio dell'anno – ha chiarito – non più di due sono legati alla criminalità organizzata. La media degli omicidi rispetto agli ultimi anni a Roma è in calo – ha sottolineato Mantovano – anche in rapporto con le altre città europee. Infatti nella Capitale dall'inizio dell'anno, vi sono stati 26 omicidi contro i 62 di Parigi e i 73 di Londra. Alcuni, poi, sono omicidi legati a litigi familiari e a follie personali, i fatti ascrivibili alla criminalità in senso ampio non sono più di 6-7. La maggior parte dei fatti criminali sono frutto dell'azione di bande che pensano, con l'uso della violenza estrema, di affermare il proprio predominio in una fetta limitata di territorio. Ma tutto ciò incontra un lavoro serio di repressione, che ha portato per buona parte di questi omicidi, esattamente per 20 su 26, a trovare i colpevoli. Va però ancor più perfezionato il meccanismo di prevenzione, che ha comunque già portato a ridurre a Roma il numero delle rapine, in controtendenza con il dato nazionale».