Scott Van Zyl, professional hunter sudafricano sbranato da due coccodrilli, dai media italiani è stato più volte definito “bracconiere”, malgrado fosse impegnato da anni nella caccia sostenibile. Quando l’informazione è asservita all’ideologia
La vicenda di Scott Van Zyl sta facendo parlare in tutto il mondo per la drammaticità e singolarità dell’evento: il professional hunter, infatti, è ormai certo che sia stato sbranato da due coccodrilli mentre era impegnato nella propria attività lavorativa. Attività che, incomprensibilmente (o forse no…) dai media italiani è stata definita “bracconaggio”, etichettando Van Zyl come “il re dei bracconieri”, malgrado (secondo fonti NON italiane) l’uomo fosse, al contrario, impegnato da anni nella caccia sostenibile nella sua azienda venatoria SS pro safaris. Al di là di quelle che possono essere le opinioni individuali sulla caccia grossa, è un fatto che in molte regioni dell’Africa siano proprio i soldi derivanti dal safari regolamentato a fornire ai governi nazionali e locali le risorse per combattere il bracconaggio indiscriminato. Paragonare Van Zyl a un bracconiere, quindi, ha lo stesso senso che paragonare una guardia giurata a un rapinatore di banche. E dà anche, per l’ennesima volta, la misura di quanto accurata sia l’informazione da parte dei media “generalisti” italiani.