Si torna a parlare, negli Stati Uniti, dell’ormai leggendario tema delle smart guns, ovvero pistole (ma il discorso vale anche per le armi lunghe) che possano funzionare solo nelle mani del proprietario, riconosciuto mediante un sistema biometrico elettronico. Il vantaggio è, ovviamente, rappresentato dal sostanziale superamento delle ipotesi di utilizzo criminale delle armi e anche degli incidenti domestici (per esempio con protagonisti i bambini) dovuti a una custodia negligente dell’arma.
L’occasione è determinata dal passo avanti di due aziende, la LodeStar works e la SmartGunz Llc, che hanno presentato sul mercato due prodotti concettualmente simili: LodeStar ha presentato il proprio progetto agli investitori, mentre SmartGunz ha reso noto che alcune agenzie di polizia stanno testando il prodotto.
In entrambi i casi l’annuncio “collaterale” è che si pensa di rendere disponibile il prodotto anche per il mercato commerciale statunitense entro l’anno.
Il sistema LodeStar utilizza un riconoscimento delle impronte digitali e un sistema di comunicazione attivato da una App per smartphone, consente anche l’accesso tramite Pin e l’arma può essere utilizzabile da più persone, ovviamente con pre-registrazione.
Il sistema SmartGunz sembra invece funzionare sulla base dell’identificazione mediante radiofrequenza (Rfid).
In un caso come nell’altro, il problema di questi dispositivi “smart” è sempre il medesimo degli ultimi vent’anni: da un lato, infatti, questi dispositivi non sembrano essere del tutto a prova di manomissione (o di hacker, come sembra essere accaduto per il tedesco Armatix), dall’altro il pericolo è costituito dal fatto che il sistema (qualsiasi, sistema) non offre l’assoluta garanzia di sblocco dell’arma nei tempi previsti per un impiego d’emergenza, quale per esempio è il contesto tipico nel quale si trovano a operare le forze dell’ordine. In altre parole: il sistema potrebbe essere talmente “sicuro” da rendere l’arma un costoso soprammobile anche quando a cercare di usarla sia l’effettivo proprietario autorizzato.
La posizione della National shooting sports foundation, che raggruppa tutte le principali aziende del settore, è quella di non essere contraria allo sviluppo delle smart guns, nella misura in cui i governi statali e federali non ne rendano obbligatorio l’uso. “Se avessi ricevuto un nichelino per ogni volta, nella mia carriera, un’azienda ha annunciato la presentazione sul mercato di un sistema di smart gun, oggi potrei ritirarmi a vita privata”, ha commentato il vicepresidente Nssf Lawrence Keane.