Dopo Luciano Rossi, anche la Fidasc esprime forti critiche sulla decisione Issf di introdurre il "tiro laser"
Dopo Luciano Rossi, presidente della Fitav (Federazione italiana Tiro a volo), anche la Fidasc (Federazione italiana discipline con armi sportive da caccia) ha pubblicato un comunicato fortemente critico sulla proposta dell'Issf di introdurre le prime specialità di tiro "virtuale" con proiettori laser.
"Evidentemente tutto il mondo è paese. E se in casa nostra la sta facendo da padrona l’ipocrisia animalista dell’agnellino da salvare a tutti i costi, nelle stanze del palazzo del potere dell’Issf (International shooting sport federation), si sta facendo strada, in maniera subdola ma non per questo meno pericolosa, l’ipocrisia del laser.
Sembra, infatti, che la potente Federazione internazionale stia caldeggiando l’eutanasia delle armi sportive per favorire lo sviluppo di discipline sportive (sportive?) praticate con il laser.
Certo che se a farsi paladini di questo bizzarro “disarmo” atletico fosse una delle innumerevoli associazioni pseudo-pacifiste e antiarmi, non ci sarebbe niente di cui meravigliarsi. Il fatto, però, che sia proprio la Federazione internazionale a perseguire questa inspiegabile strategia dovrebbe far sorgere più di qualche legittimo dubbio.
I ragazzi che frequentano gli impianti di tiro (di ogni tipo) non sono potenziali criminali ma giovani cittadini rispettosi delle leggi che conducono una vita pulita e irreprensibile, evitando ogni eccesso sia nell’uso di alcool e sostanze stupefacenti, sia nelle forme sportive o di divertimento.
Al tempo stesso, i recenti episodi di criminalità, i sempre più numerosi “femminicidi” o gli attentati di matrice terroristica non si sono certo consumati con l’uso di armi da caccia o da tiro.
Ovviamente, poiché sappiamo perfettamente che l’ostilità nei confronti di questo tipo di armi è del tutto irragionevole e immotivata dal punto di vista (fondamentale) della sicurezza pubblica, siamo e saremo sempre contrari ad ogni forma più o meno velata di criminalizzazione da parte non solo della classe politica – nazionale o sovranazionale che sia – ma soprattutto da parte di chi dovrebbe fare della difesa delle nostre specialità sportive l’unica ragione di esistenza".