Sul sito dell’Unione italiana Tiro a segno un documento che impone di bloccare non soltanto l’attività sportiva, come previsto dal decreto del governo, ma anche quella istituzionale, di cui sono responsabili i presidenti delle sezioni Tsn
Dopo la pubblicazione del decreto del presidente del consiglio (Dpcm del 08/03/2020), emanato nella notte tra sabato e domenica scorsi, si sono susseguiti dubbi sull’interpretazione del severo provvedimento governativo in vari ambiti, soprattutto per quanto riguarda la mobilità delle persone che vanno al lavoro. Sono state necessarie parecchie ore prima di avere un’interpretazione attendibile delle prescrizioni contenute, anche grazie all’intervento dei prefetti e dei presidenti delle regioni coinvolte. Se per le attività sportive amatoriali e dilettantistiche non ci sono stati dubbi (i campionati di ogni disciplina bloccati su tutto il territorio, con l’eccezione dei campionati professionistici di calcio con le gare disputate a porte chiuse), più problematico è stato capire se e chi si poteva muovere per raggiungere i luoghi di lavoro. Chiarito nella mattinata di lunedì che le persone sono autorizzate a spostarsi per motivi di lavoro, ha sorpreso il comunicato pubblicato sul sito dell’Unione italiana Tiro a segno, a firma del commissario straordinario, Igino Rugiero, con il quale l’Uits conferma che “anche l’attività istituzionale a livello nazionale è sospesa fino al 3 aprile p.v. compreso”. Per ribadire la sua posizione, l’Uits ha pubblicato due comunicati a distanza di poche ore e già nel primo, oltre a precisare la sospensione delle attività sportive federali così come specificato del richiamato Dpcm o l’effettuazione delle attività con le modalità previste dal decreto, veniva sottolineato il blocco dell’attività istituzionale, equiparandola a quella sportiva.
Alcune sezioni del Tsn hanno manifestato la loro sorpresa e più di un dubbio sulla legittimità del provvedimento, in quanto seguendo l’indicazione dell’Uits, non solo le sezioni Tsn insistenti sul territorio lombardo e delle altre 14 province indicate dall’articolo 1 del Dpcm del 08/03/2020, ma anche tutte le altre dovrebbero attenersi a una disposizione che, di fatto, interromperebbe un pubblico servizio dei Tsn ai propri clienti istituzionali.
Alcuni presidenti, anche di Tsn posti in zone non a rischio, hanno già fatto sapere che tale disposizione sull’attività istituzionale non sarà attuata e continuerà l’addestramento in favore di guardie giurate e polizie municipali, in quanto attività lavorativa. Ciò, anche per evitare che gli stessi presidenti possano incorrere in denunce per “interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità”.
Urge un chiarimento da parte dell’Uits.