Intorno alle 18,45 di ieri, giovedì 27 ottobre, Andrea Tombolini ha preso un coltello da cucina nel reparto casalinghi del Carrefour presso il centro commerciale Milanofiori di Assago e ha cominciato a urlare e correre, colpendo alle spalle almeno 6 persone in ordine del tutto casuale, delle quali una è morta.
Spree killing
Si tratta di una tipologia particolare di mass killing, conosciuta in criminologia per l’uccisione di soggetti nei quali il killer di solito si imbatte in modo casuale e che aggredisce in una rapida escalation, a differenza dei casi di uccisioni, sempre multiple, ma nei quali si rinvengono radici di natura in qualche modo vendicativa.
Nel caso di Assago, per fortuna, non è consentito parlare di mass killing poiché l’azione offensiva non ha determinato per puro miracolo una pluralità di uccisioni. Ciò non toglie, però, che la potenzialità offensiva dell’azione resti devastante, dato che in un’unica azione offensiva Tombolini ha aggredito 6 persone, tra i 28 e gli 82 anni, colpendole alle spalle, senza prediligere alcun criterio nella scelta delle vittime se non l’ordine in cui le ha incontrate, dato che a essere colpiti sono stati due dipendenti del centro commerciale e 4 clienti, uomini e donne, anziani e giovani.
Il coltello non perdona
Ancora una volta, che si tratti di aggressioni da parte di soggetti poco stabili psichicamente, di fatti di delinquenza comune o ancora di terrorismo, il coltello si rivela essere il più insidioso tra gli strumenti. È facilissimo da reperire, presenta un costo irrisorio o, come in questo caso, addirittura nullo, dato che l’assalitore lo ha addirittura rubato nel centro commerciale nel quale ha poi compiuto il suo attacco, come peraltro già successo in passato anche in attacchi di natura terroristica.
Per contro, è pressoché impossibile da difendere tanto da spingere le persone più esperte e avvedute a parlare di tentativi di sopravvivenza ai primi attacchi di coltello, piuttosto che di una vera e propria possibilità di difesa, posto che nelle mani di persone esperte nel suo utilizzo si rivela uno strumento addirittura pressoché indifendibile.
Su Andrea Tombolini
L’assalitore, cittadino italiano di 46 anni, pare che soffra di disturbi psichici e abbia per questo ricevuto cure in passato, da ultimo proprio nel mese di ottobre per essersi autoinferto lesioni al volto. Sembra, inoltre, che un intervento alla colonna vertebrale abbia poi determinato un crollo definitivo nel suo equilibrio psichico.
Gli inquirenti al momento sembrano escludere la matrice terroristica del gesto. Resta il fatto che, a prescindere dalle motivazioni del gesto, un attacco con il coltello in un luogo pubblico o ad alta frequentazione rappresenta un evento difficile da prevedere e ancor più da gestire.
Trasporti, sanità e grande distribuzione sono i più esposti al rischio aggressione
Negli ultimi anni stiamo assistendo a un incremento vertiginoso dell’aggressività media nei rapporti di tutti i giorni, specie nei confronti di interlocutori dai quali si pretende una prestazione. È così che, al fianco della elevata aggressività di chi è aggressivo lo è sempre stato di suo, anche gli utenti medi e normalmente poco inclini alla aggressività nei confronti altrui mostrano una tendenza a lasciarsi andare ad atteggiamenti aggressivi, verbali ma anche fisici, decisamente superiore a quanto eravamo abituati a riscontrare in passato, anche in assenza di cause scatenanti specifiche o particolari fattori di stress.
Non per nulla, in molti settori è ormai mappato a pieno titolo il rischio di subire aggressioni tra i rischi specifici cui è esposto il lavoratore, ovviamente con riferimento a chi si trova per mestiere a contatto con l’utenza, tanto da trovare ormai più di un datore di lavoro illuminato a tal punto da fornire formazione al proprio personale su come riconoscere e gestire le escalation di aggressività in loro danno, fornendo gli strumenti indispensabili per gestire moti aggressivi tanto verbali quanto fisici, ovviamente quale strumento di autoprotezione in extrema ratio.
La grande distribuzione, le strutture sanitarie e il sistema dei trasporti sono in questo senso in prima linea nella esposizione del personale al rischio di subire aggressioni.
Gestione di un’emergenza di security e stress
In Italia, purtroppo, la sensibilità verso la formazione su questo tema è ancora troppo bassa.
Le prove di evacuazione, obbligatorie a cadenza annuale in base alle normativa antincendio, troppo spesso si risolvono in una passeggiata fin al punto di raccolta priva di qualsiasi stimolo stressogeno.
Peccato, però, che nel momento dell’emergenza reale subiremo l’effetto delle condizioni di stress in cui ci troveremo, che ci impedirà di fare qualsiasi cosa ad eccezione dei comportamenti che avremo appreso e ripetuto proprio in presenza di stress.
Per questo è indispensabile dedicare alla gestione dell’emergenza una preparazione specifica ed attenta.
L’intervento del calciatore e i first responder in un’emergenza di security
L’azione di Tombolini è stata poi interrotta dall’intervento di alcuni testimoni, tra i quali l’ex calciatore Massimo Tarantino, che lo hanno immobilizzato in attesa dell’intervento dei soccorsi istituzionali.
La circostanza ripropone il tema dei tempi di attivazione e poi di intervento del sistema istituzionale dei soccorsi in eventi di questo genere e, in definitiva, della necessità che l’azione venga interrotta prima, nel tentativo di contenere i danni (il numero di vittime), che in breve tempo può crescere esponenzialmente. Si tratta, in definitiva, della gestione dei primi momenti della crisi:
- Il tempo è il fattore fondamentale. Tanto prima si isolano e fermano queste tipologie di offender, tante più vite si saranno salvate. Gli spree killer, infatti, a prescindere dalla molla criminogenetica che li ha attivati, colpiscono e non si fermano, anzi accelerando fino a che qualcuno si pone sulla loro strada;
- Ne discende l’importanza che vengano contrastati prima possibile, come è altrettanto evidente che le Forze dell’ordine hanno precisi tempi di intervento, che variano da zona a zona sul territorio nazionale. Diventa allora fondamentale che l’azione venga interrotta quanto prima, non importa come né da chi. In questo senso, la presenza di personale di sicurezza privata e di cittadini dotati di senso civico è la prima risorsa, per contenere la situazione fino all’arrivo delle Forze dell’ordine.
Livelli di attenzione sempre alti
Quanto alla prevenzione, al di là di considerazioni puramente teoriche, l’unico strumento davvero a disposizione del singolo cittadino è situational awareness, vale a dire la capacità di mantenere sempre a un sufficiente livello di attivazione le nostre percezioni e la capacità di essere costantemente monitoranti sull’ambiente che ci circonda.
Accorgersi prima di una minaccia significa, infatti, avere maggiori spazio e tempo per adottare le opportune decisioni.
In definitiva, ora come nella preistoria, non ci è consentito uscire di casa con la testa fra le nuvole, a partire dagli occhi fissi sullo smartphone o la musica alta nelle orecchie.
A ogni buon conto, in conclusione, anche in questo caso nessuna licenza e nessuna visita preliminare per l’assalitore, che non ha certo avuto bisogno di armi da fuoco per gettare Milano nel panico.