Francia ancora tragica protagonista di un attentato terroristico: questa volta si è trattato del venticinquenne Larossi Abballa, che nella cittadina di Magnanville, a Nord-Ovest di Parigi, ha aggredito in casa una coppia di funzionari di polizia, uccidendoli. Incolume, anche se sotto shock, il figlioletto della coppia, di soli tre anni. L’attentatore è stato poi ucciso dalle forze speciali che hanno fatto irruzione nella casa. L’assassino, presunto affiliato all’Isis, nel 2013 era stato condannato a tre anni di carcere per la sua appartenenza a una rete jihadista tra Francia e Pakistan.
Nella sua tragicità e con il massimo rispetto e cordoglio per le vittime, si impongono tuttavia alcune considerazioni: innanzi tutto, è evidente che la volontà omicida di “lupi isolati” in odore di fanatismo religioso non viene in alcun modo limitata dalle norme restrittive sulle armi legittimamente detenute in discussione al Parlamento europeo; in secondo luogo, è opportuno sottolineare come in Francia solo da pochi mesi sia stata autorizzata la possibilità di avere e portare armi d’ordinanza anche fuori servizio per gli appartenenti alle forze dell’ordine, e solo nel caso in cui sia stato disposto lo stato di emergenza nazionale; infine, è abbastanza evidente che al posto di trastullarsi con banalità come la capacità dei caricatori di pistole e carabine, forse sia più utile una vera attività di intelligence sulle persone a rischio che circolano nell’Unione europea e, soprattutto, che al lavoro di intelligence (che a Orlando, per esempio, era stato effettuato efficacemente dall'Fbi) seguano poi atti concreti per impedire a persone "border line" di continuare a circolare e agire indisturbate.