Striscia la notizia santifica il sabato di Pasqua con un servizio a senso unico sulle Banche armate. Dimenticando, forse, che…
Complice, forse, la ricorrenza del sabato santo, lo scorso 31 marzo Striscia la notizia ha dedicato un servizio (non è certo la prima volta) alle cosiddette "banche armate", ovvero a quegli istituti di credito che risultano essere finanziatori di aziende produttrici e/o esportatrici di armamenti militari. Il contributor di Striscia, Max Laudadio, ha dedicato un lungo approfondimento alla questione, citando con toni scandalizzati il fatto che le banche interpellate avrebbero risposto di non svolgere alcuna attività illecita in quanto finanziatrici di aziende che operano nel rispetto della legge 185/90 (la legge sulle esportazioni dei materiali di armamento) e citando con toni ancor più scandalizzati il fatto che, ohibò, il finanziamento erogato da tali banche serve anche al nostro governo per l'acquisto dei prodotti per la difesa nazionale. A corollario di questo lungo monologo, contributi "imparziali" e "terzi" svolti come di consueto da Giorgio Beretta di Opal e da altri appartenenti ad associazioni cattoliche per il disarmo, come Nigrizia.
Ora, fermo restando (e ci mancherebbe) che chiunque è libero di dire ciò che vuole, ci permettiamo per parte nostra di svolgere alcune considerazioni: innanzi tutto che l'industria della Difesa è una delle industrie nazionali strategiche e consente all'Italia non solo di mantenere un livello tecnologico adeguato alle sfide strategiche del XXI secolo, ma anche di fornire di tecnologia all'avanguardia i partner della Nato e altri Paesi amici; in secondo luogo, che non si capisce per quale motivo le aziende impegnate nella Difesa non dovrebbero contare sui finanziamenti bancari, quando l'Italia per prima è impegnata in numerose missioni internazionali di pace per le quali, forse sfugge a Laudadio, occorrono armi, oltre ai buoni propositi; considerando, tra l'altro, i rischi di natura terroristica di matrice islamica recentissimamente paventati dal ministro Minniti, appare quantomeno miope che si interpretino le spese relative alla Difesa (tra le quali figurano anche gli equipaggiamenti destinati alle forze dell'ordine e all'intelligence) come un "male assoluto", quando poi si chiede a gran voce più sicurezza.
In altre parole: l'industria della Difesa (e quindi i relativi canali di finanziamento) sono non soltanto leciti, ma addirittura necessari al nostro Paese; è abbastanza ovvio che nel momento in cui vi siano distorsioni o illeciti, esistono gli strumenti legislativi per poter intervenire e reprimere efficacemente gli abusi (non a caso la nostra normativa sull'export militare viene considerata una delle più rigorose a livello europeo); non per questo, tuttavia, possono essere ostracizzate le attività di finanziamento bancario in quanto tali. Occorrerebbe anche ricordare ai più smemorati (associazioni cattoliche in primis) che anche una banca "al di sopra di ogni sospetto" (si fa per dire…) come lo Ior (sì, la banca vaticana) qualche anno fa aveva nominato come proprio presidente Ernst Von Freyberg, presidente (anche) dei cantieri Blöhm und Voss, costruttori di navi militari!
Permetteteci, infine, una considerazione forse cinica, ma alquanto attuale: considerando i recenti trascorsi di alcuni istituti bancari che hanno consigliato (e tuttora consigliano) investimenti rischiosi spacciandoli per sicuri, bond "marci" spacciandoli per buoni e così via, siamo davvero sicuri che il fatto di essere "armate" sia davvero il peccato più grave di alcune banche? Dai, su…