Si chiama Girls on fire la campagna di corsi di tiro per donne organizzata dall’associazione dei legali detentori di armi sudafricani (Gosa). Un Paese che ha uno dei più alti ratei di femminicidio al mondo e il record di stupri per un Paese non in stato di guerra
Il primo ministro sudafricano Cyril Ramaphosa l’ha definita una “crisi nazionale” e può anche essere considerato un eufemismo: parliamo del tasso di stupri commessi contro le donne in Sudafrica, che diversi analisti hanno definito il più alto al mondo in un Paese non coinvolto in una guerra. In un Paese con un numero di abitanti sostanzialmente pari a quello dell’Italia, il numero di stupri accertati e denunciati è esponenzialmente superiore, con una media di oltre 40 mila casi all’anno. Sono tuttavia in molti a ritenere che quella dei casi denunciati sia solo la punta dell’iceberg, perché gli eventi che arrivano a essere segnalati alle forze dell’ordine sarebbero una ridottissima minoranza (si parla di un agghiacciante rapporto di 1 a 9). Si stima che il 40 per cento delle donne sudafricane abbia avuto almeno una violenza nel corso della propria vita. Oltre alla violenza carnale e alle molestie sessuali, anche il tasso di femminicidi è molto elevato: nel 2017/2018 sono state uccise 2.930 donne adulte (e 294 ragazzine), in pratica è stata uccisa una donna ogni tre ore, giorno e notte, feriali e festivi inclusi. È anche il trend a risultare allarmante: l’incremento di omicidi di donne è cresciuto del 117 per cento tra il 2015 e il 2017.
Ci sono donne, tuttavia, che vogliono opporsi con forza a questo stato di cose: per questo motivo, l’associazione dei legali detentori di armi del Sudafrica (Gosa, Gun owners of South Africa) ha creato il programma Girls on fire (con relativo hastag #victimsnolonger, cioè mai più vittime), che propone corsi specifici riservati alle donne, per imparare a sparare e a difendersi, tanto da uno stupratore, quanto da un potenziale omicida.
L’iniziativa ha ovviamente suscitato l’opposizione dei gruppi anti-armi, secondo i quali la proliferazione di armi, seppur a favore delle donne, contribuirebbe all’aumento dei crimini e non avrebbe alcuna utilità per le donne medesime, perché nella stragrande maggioranza dei casi l’omicida è il partner, il quale avrebbe ogni possibilità di cogliere la vittima nel momento in cui è maggiormente indifesa e non ha la possibilità di raggiungere l’arma. In effetti il tasso di femminicidi commesso dal partner, in Sudafrica è elevato (come, però, quasi dovunque), si parla tuttavia di una incidenza del 50 per cento, il che lascia senza risposta la domanda relativa a cosa dovrebbero quindi fare le donne per difendersi nel restante 50 per cento dei casi, nei quali a ucciderle (spesso dentro la loro casa) o a violentarle è una persona esterna alla famiglia: un vicino di casa, un conoscente e così via.