Le associazioni svizzere che vogliono abrogare mediante referendum il recepimento della direttiva “disarmista” hanno raccolto le 50 mila firme necessarie, ancor prima della scadenza del termine
Già prima della scadenza del termine previsto del 18 gennaio, le associazioni che in Svizzera si oppongono al recepimento della direttiva 2017/853 in materia di armi hanno raccolto il numero di firme (50 mila) previsto per proporre un referendum abrogativo del provvedimento adottato dal consiglio nazionale a metà 2018. Come è noto la Svizzera non fa parte dell’Unione europea, ma ha dovuto approvare il recepimento della direttiva sulle armi a causa della sua adesione al trattato di Schengen. “L’indignazione dei tiratori, dei proprietari di armi e dei collezionisti per quanto riguarda la legge è molto grande”, ha osservato il consigliere nazionale dell’Udc, Werner Salzmann, che è anche co-presidente del comitato referendario. I promotori del referendum sostengono che l’inasprimento sulla normativa in materia di armi voluto dall’Europa, oltre a essere una minaccia alla libertà e alla sovranità svizzere, non abbia neppure alcuna utilità nel contrasto al terrorismo, che era la sua motivazione fondante. D’altro canto, in ballo c’è la permanenza nello spazio Schengen, potente leva politica. Come andrà a finire?