La Federazione sportiva svizzera di tiro ha deciso di prendere posizione contro il recepimento della direttiva, capeggiando il fronte del referendum
La Federazione sportiva svizzera di tiro (Ssv) ha indetto una conferenza straordinaria, annunciando una netta presa di posizione contro il recepimento della direttiva europea 2017/853 da parte del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati della confederazione. “L’associazione sportiva svizzera di tiro”, ha dichiarato la Ssv, “come indica il nome, è un’associazione sportiva, non una associazione politica. Tuttavia, non ha altra scelta che diventare attiva sulla scena politica. La revisione parlamentare della normativa sulle armi contiene diversi punti che colpiscono i fucili svizzeri e in particolare mettono a repentaglio lo sport di base”. Pertanto, la Ssv ha deciso di sostenere un referendum contro la legge sulle armi, promuovendo questa iniziativa in seno all’Interessengemeinschaft schiessen schweiz (Igs), la federazione che comprende 16 associazioni e organizzazioni legate al settore delle armi da fuoco.
Tra gli aspetti della normativa di recepimento della direttiva che la Ssv considera inaccettabili, risultano i seguenti: “secondo la nuova normativa, i fucili d’assalto 90 e 57, che sono ampiamente utilizzati negli sport popolari, sarebbero tra le armi proibite e dovrebbero essere acquisiti solo con un’eccezione, cioè l’iscrizione a un club di tiro e il regolare svolgimento di esercitazioni. Tuttavia non è regolato in alcun modo come fornire la prova di ciò e quali spese debbano aspettarsi i singoli club di tiro. Inoltre, non è chiaro chi controlli l’osservanza delle normative”. L’Ssv osserva inoltre che “l’adeguamento della legge svizzera sulle armi è stato fatto per volere dell’Ue. Se la direttiva Ue non mostrerà l’effetto desiderato, le prossime restrizioni saranno di iniziativa federale. L’Ssv contesta questo approccio. La direttiva Ue dovrebbe aumentare la sicurezza e contrastare il terrorismo. Questi sono obiettivi che l’Ssv sostiene pienamente. Tuttavia, la presente direttiva e la nuova legislazione svizzera sulle armi non danno più sicurezza né limitano il terrorismo. Sono norme imperfette, contro le quali la Ssv combatterà”.