Le moderne tecnologie digitali possono indubbiamente semplificare la vita, in moltissimi contesti: in qualche caso, però, possono rivelarsi un vero e proprio boomerang. È quanto stanno sperimentando sulla propria pelle l’esercito e l’aeronautica degli Stati Uniti, dopo che una inchiesta dell’Associated press ha evidenziato serie criticità in merito alla tecnologia Rfid che entrambe le forze armate stanno gradualmente implementando sulle loro armi leggere. Le armi dotate di tag con tecnologia Rfid possono consentire un notevole risparmio di tempo per quanto riguarda la gestione dei depositi e dei relativi inventari e per tenere traccia delle relative distribuzioni ai soldati, visto che è possibile tracciare le armi avvicinando semplicemente un sensore all’arma, senza necessità di contatto né di inquadrare una specifica area dell’arma, come potrebbe essere con un lettore ottico. Secondo quanto evidenziato dall’inchiesta Associated press, tuttavia, stanno emergendo anche notevoli contropartite, sia in termini tattici, sia di sicurezza.
Innanzi tutto, è stato dimostrato che i tag all’interno delle armi possono essere rapidamente e agevolmente clonati, consentendo così ai ladri, paradossalmente, di impadronirsi più facilmente di fucili, carabine e pistole dalle armerie militari, lasciando come “ricordo” solo una targhetta Rfid.
Inoltre, sempre secondo l’inchiesta Ap, le tag Rfid consentirebbero anche a nemici “a bassa tecnologia” di rilevare la presenza di truppe statunitensi a distanze notevoli, molto maggiori rispetto a quelle dichiarate dagli appaltatori che stanno installando i sistemi.
“potrebbero rappresentare un rischio significativo per la sicurezza delle operazioni sul campo”, ha commentato il portavoce del Pentagono tenente colonnello Uriah Orland, “consentendo a un avversario di identificare facilmente le posizioni operative del personale e, potenzialmente, anche la loro identità”.
La marina statunitense ha già dichiarato, dopo un periodo di sperimentazione in una base sulla costa Ovest, che la tecnologia Rfid non ha soddisfatto i requisiti operativi e che, quindi, non sarà utilizzata. Il corpo dei Marine, d’altro canto, ha categoricamente rifiutato fin dal principio di aderire al progetto Rfid, proprio paventando rischi per la sicurezza.
La prima falla nel sistema di riconoscimento Rfid delle armi in dotazione alle forze armate statunitensi sembra risalga addirittura al 2018, allorché è scomparsa una mitragliatrice in dotazione al 91° Security forces group, di guardia peraltro a una installazione dotata di missili nucleari. Le autorità hanno successivamente trovato l’arma, ma l’incidente ha destato una notevole eco.