La Federazione svizzera del tiro dichiara che "farà tutto il possibile durante la consultazione per fare in modo di rifiutare integralmente la proposta o comunque per riuscire almeno ad eliminare vari punti rilevanti".
La Federazione sportiva svizzera di tiro (Fst) si è detta “insoddisfatta” della nuova legge sulle armi attualmente in consultazione presso il Consiglio federale per recepire nel diritto svizzero la famosa direttiva “disarmista” europea. E ha già annunciato che, de dovesse essere accettata, sarà referendum.
La Svizzera, ricordiamo, ha tempo fino al 31 maggio 2019 per recepire le direttive Ue ed è tenuta a farlo in quanto esse sono parte integrante dell’accordo di Schengen. Se la Confederazione dovesse decidere altrimenti, l’accordo di associazione a Schengen e Dublino potrebbe decadere. Il progetto di legge era stato presentato a fine settembre dalla direttrice dell’Ufficio federale di polizia Nicoletta Della Valle, che aveva parlato di “soluzione pragmatica” che avrebbe salvaguardato la tradizione elvetica, frutto anche della mediazione della Consigliera federale Simonetta Sommaruga.
La Fst, presieduta dal ticinese Luca Filippini, ha ribadito la linea dura in una circolare trasmessa alle organizzazioni affiliate. Per i tiratori, la "soluzione pragmatica” è in realtà una “parvenza di soluzione che non dà nessun contributo al commercio illegale di armi e che penalizza chi le possiede legalmente”.
Il consigliere nazionale Udc e presidente dei tiratori bernesi Werner Salzmann ha già parlato di “affronto” da parte dell’Ue, intenzionata a “disarmare i cittadini onesti”. Il Consigliere nazionale Ppd e presidente della Federazione dei cacciatori ticinesi (Fcti) Fabio Regazzi ha commentato così: “Nel 2011 c’è stata una votazione e il popolo ha respinto l'iniziativa che proponeva di rinunciare alla custodia delle armi di ordinanza in casa ("Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi", nella foto, ndr). Ciò che disturba è la solita ‘Salami-Taktik’ con cui si va a limitare un diritto e una libertà concessa ai possessori di armi legalmente dichiarate. È una limitazione che ritengo ingiustificata, va a toccare una tradizione svizzera radicata che non ha dato problemi. E la sua efficacia è tutta da dimostrare”. “Se venisse imposto un obbligo di restituzione dell’arma ai cacciatori che non rinnovano la licenza saremmo ovviamente contrari”. “Doversi iscrivere a una società al termine dell’obbligo di leve non è compatibile con la tradizione svizzera”.