Complice l'avvio della stagione venatoria, il mese di ottobre è stato un po' più positivo per le vendite di armi negli Usa: ma il 2017 chiuderà con un passivo a due cifre rispetto al 2016
Il mese di ottobre è stato il più significativo dell’anno per quanto riguarda le vendite di armi negli Stati Uniti, con oltre 2 milioni di richieste di “background check” da parte delle armerie. Ma rispetto ai dati del 2016, le vendite sono ancora più basse ben del 13 per cento: ottobre è stato il primo, tra i sei mesi precedenti, in cui si sia superato il milione di transazioni ma la motivazione, più che a una vera e propria inversione di tendenza, è da ricercarsi nella concomitanza con l’inizio delle stagioni venatorie nei vari Stati americani. L’andamento deludente del 2017 è il prevedibile risultato dopo le elezioni del presidente Donald Trump che, diversamente dal predecessore Barack Obama, non sembra avere intenzione di minacciare di restrizioni legali i possessori di armi. Di conseguenza, nei primi mesi della presidenza Trump è venuta a mancare quella “corsa all’accaparramento” che ha caratterizzato entrambi i mandati Obama. L’amministratore delegato di Ruger, Chris Killoy, ha evidenziato un calo dei profitti dell’azienda addirittura del 53 per cento nell’ultimo trimestre, mentre per il gruppo American outdoor brands (che detiene il marchio Smith & Wesson) i profitti annuali si preannunciano in calo del 18 per cento circa. Su base annua, ci si attende che le vendite 2017 siano inferiori a quelle del 2016 di oltre il 12 per cento.