Per poter autorizzare il prelievo della tortora selvatica la Commissione europea ha richiesto la redazione di un piano di prelievo nazionale, basato su dati aggiornati sulla specie. In mancanza di tale documento, il ministero per la Transizione ecologica ha chiesto alle regioni la sospensione del prelievo e invitato la conferenza Stato-regioni a discutere sul tema.
Il mondo venatorio, a dirla tutta, ha reagito alla notizia in maniera piuttosto scomposta, con molti esponenti che hanno alimentato il panico, lanciando grida di allarme poco comprensibili. In mezzo a tanta confusione, però, una risposta concreta è arrivata da Federcaccia, che, il 7 aprile, ha firmato un progetto di ricerca sulla tortora selvatica insieme con l’università di Pisa, che avrà inizio già da questa stagione di nidificazione. “Lo scopo” si legge nel comunicato di Federcaccia “è conoscere il successo riproduttivo in Italia, cominciando per quest’anno con un programma sperimentale in alcune aree campione della Toscana. Questo dato è importante in particolare per il progetto internazionale di gestione adattativa del prelievo della specie (AHM Adaptive Harvest Management) per consentire di stimare la popolazione di tortore presente a fine stagione riproduttiva, cioè gli adulti più i giovani dell’anno e di conseguenza stimare il numero di capi abbattibili nelle diverse nazioni in cui la specie è cacciabile”.
Uno studio di questo genere, finora, era disponibile solamente in Francia, Spagna e Portogallo e darà un contributo generale alla conoscenza della specie, valutata in declino in molti Paesi di nidificazione, mentre in Italia sembrerebbe essere stabile. Un concreto passo in avanti per la conservazione della specie, un approccio moderno alla gestione faunistica e all’organizzazione del prelievo venatorio che speriamo possa tradursi, qualora gli esiti della ricerca lo consentissero, nella ripresa della caccia alla tortora, specie di importantissima tradizione venatoria in tutto il Mediterraneo.