I movimenti di truppe russe al confine e il pericolo di un’invasione stanno inevitabilmente generando timori e paure in seno alla popolazione dell’Ucraina, che cerca di correre alle contromisure che trova e, in particolare, sta acquistando armi civili per provvedere all’autodifesa. Può sembrare puerile l’idea che a combattere un esercito moderno, ben addestrato e ben equipaggiato come quello russo, sia un esercito di medici, ingegneri, agenti di viaggio, contadini e massaie con carabine e fucili da caccia, ma questo è quanto sta accadendo in questi giorni. “Siamo diventati molto più americani”, ha commentato sull’argomento l’ex ministro per le infrastrutture ucraino, Volodymyr Omelyan, “e abbiamo un dibattito sempre più acceso sull’avere armi in casa. D’altronde, guardando indietro alla nostra storia, nel periodo medioevale gli ucraini, durante la mietitura, avevano sempre un’arma per difesa a portata di mano. La minaccia di 100 mila soldati russi ai nostri confini non ha precedenti nella nostra memoria recente e la maggior parte dei 44 milioni di ucraini è comunque in uno stato di agitazione, in particolare dopo la rivoluzione del 2014”.
A riprova della “americanizzazione” del dibattito sulle armi nelle mani dei cittadini, cominciano a vedersi iniziative prettamente di sapore Yankee, come quella di una pizzeria di Kiev (dall’evocativo nome “pizza veterano”, perché il titolare, Leonid Ostaltsev, è un veterano del conflitto separatista del Donbass) che offre una pizza gratuita se si può dimostrare di aver acquistato un’arma o di aver ricevuto una licenza per l’acquisto nel mese di gennaio.
Il problema è che la popolazione ha cognizione del fatto che le forze armate ucraine non hanno la forza per opporsi all’esercito russo, e hanno maturato la consapevolezza che la Nato non verrà in loro aiuto, se Kiev dovesse essere sotto attacco. Un recente sondaggio del Razumkov center di Kiev ha evidenziato come il 56 per cento dei cittadini sia convinto che il presidente Volodymyr Zelenskiy non stia facendo sforzi sufficienti per prevenire una invasione su vasta scala, né tantomeno per organizzare la difesa del Paese in tale eventualità. Molti dei cittadini ucraini hanno, quindi, maturato la consapevolezza che dovranno cavarsela da soli. Ma sono anche pronti a farlo: sono in molti, sia in città sia nei villaggi, a pensare a una vera e propria resistenza, evocando quella degli afghani che, negli anni Ottanta, costrinsero l’allora esercito sovietico alla ritirata. Si formano milizie volontarie, addestrate alla meno peggio da istruttori militari o veterani in congedo, con un mix di uniformi recuperate nei mercatini dell’usato e, appunto, armi da caccia, in attesa che siano disponibili (se mai lo saranno) le armi militari. Per l’addestramento di base, si utilizzano addirittura sagome in legno dell’Ak, in attesa di disporre di qualcosa di meglio.
Secondo le stime attualmente disponibili, su una popolazione di 44 milioni di ucraini, le armi legalmente detenute sono circa 1,5 milioni, con una vendita annua di circa 70 mila.