Solo qualche settimana fa, il popolo dei social ironizzava sulla vetustà delle mitragliatrici Mg 42/59 che l’Italia ha inviato all’Ucraina per contrastare l’invasione russa, il cui progetto risale alla seconda guerra mondiale. Sta di fatto che, in realtà, esistono prove fotografiche e video relative all’utilizzo, da parte ucraina, di armi ben più datate di quelle: sono infatti state evidenziate immagini che ritraggono difensori ucraini con fucili Mosin Nagant 91/30 in configurazione da tiratore scelto (con cannocchiale), risalenti materialmente alla seconda guerra mondiale, così come altri militari in servizio con fucili mitragliatori Degtyarev Dp 27, sempre risalenti alla seconda guerra mondiale. C’è però un’arma che, quanto a vetustà, batte la concorrenza senza discussioni ed è la mitragliatrice Maxim 1910.
Come infatti ha recentemente segnalato anche la controparte on-line del quotidiano Il Messaggero (seppur scambiandola per una Vickers inglese…), militari ucraini utilizzano operativamente anche la mitragliatrice Maxim 1910, arma adottata dall’esercito zarista appunto nel 1910 riproducendo in loco un progetto del britannico (statunitense di nascita) Hiram Maxim, concepito addirittura nell’ultimo ventennio del XIX secolo. L’arma è camerata nell’immortale 7,62x54R (ancora oggi calibro d’ordinanza per Russia e Ucraina, in particolare nelle mitragliatrici Pk e Pkm, adottato anch’esso in epoca zarista, con il Mosin Nagant nel 1891), funziona a canna rinculante con raffreddamento ad acqua, mediante il pittoresco radiatore concentrico alla canna che, nella versione prodotta in particolare nel periodo della seconda guerra mondiale, presenta un caratteristico, ampio portello nella parte superiore, che serve per il rifornimento, oltre che con acqua, anche eventualmente con la neve. Gli esemplari fotografati e filmati in mani ucraine sembrano essere stati prodotti dai sovietici durante la seconda guerra mondiale, con tanto di affusto Sokolov a ruote, appartengono evidentemente alle scorte strategiche conservate nei magazzini durante la guerra fredda e sembrano, a dispetto dell’età, essere ancora in piena efficienza operativa. Il ritiro dal servizio fu disposto in Unione sovietica nel corso degli anni Sessanta del XX secolo, con l’arrivo delle mitragliatrici Pk, di concezione più moderna, ma l’impiego operativo reale avvenne ancora per diversi anni, in particolare in Vietnam o in Medio Oriente.
Si potrebbe essere portati a pensare che l’impiego di questi relitti della grande guerra patriottica sia una contingenza dei momenti drammatici che l’Ucraina sta vivendo in particolare in questi ultimi giorni, in realtà l’impiego sul campo delle Maxim 1910 risale già ad alcuni anni or sono, cioè alle operazioni compiute dalle forze ucraine nelle regioni contese del Donbass. C’è addirittura, secondo quanto a suo tempo riportato dall’agenzia di stampa russa Tass, un decreto del ministro della Difesa ucraino risalente al 2016, con il quale è stato disposto ufficialmente il rientro in servizio delle Maxim 1910.
Dal punto di vista tattico, l’impiego di queste armi è senza dubbio da considerarsi obsoleto, visto che con affusto e serbatoio d’acqua rifornito, il peso complessivo della mitragliatrice supera i 60 chilogrammi, rendendone molto complesso lo spostamento, in particolare con i moderni criteri d’impiego delle armi automatiche di squadra. Sta di fatto, tuttavia, che in determinate posizioni difensive, opportunamente rifornita di munizioni e di acqua per il raffreddamento, la Maxim può sparare ininterrottamente per ore o giorni interi e che, in particolare la versione prodotta in Russia, ha dimostrato la propria affidabilità nei contesti più difficili in assoluto, come quelli del gelo a -40 °C dell’inverno russo.
Rappresenta, comunque, probabilmente il record assoluto di longevità operativa.