Telecamere ovunque, a partire dalle zone periferiche ad alto rischio. E un grande network ipertecnologico che le colleghi tutte ad una centrale operativa unica, in Comune o in questura. È il progetto “Roma città sicura” che l’Unione industriali ha presentato al sindaco Gianni Alemanno. «Si è detto entusiasta, non la finiva più di chiederci dettagli», racconta Aurelio Regina, che dell’Unione è presidente. «Non si può andare avanti con i militari a mitra spianato e …
Telecamere ovunque, a partire dalle zone periferiche ad alto rischio. E un
grande network ipertecnologico che le colleghi tutte ad una centrale operativa
unica, in Comune o in questura. È il progetto “Roma città sicura” che l’Unione
industriali ha presentato al sindaco Gianni Alemanno. «Si è detto entusiasta,
non la finiva più di chiederci dettagli», racconta Aurelio Regina, che
dell’Unione è presidente. «Non si può andare avanti con i militari a mitra
spianato e delle ronde non voglio neanche parlare. L’unica soluzione per la
sicurezza è la tecnologia». Il piano è la prima parte di un maxiprogetto per il
digitale a Roma da 600 milioni di euro di investimenti in cinque anni. Il
prossimo appuntamento, il 24 marzo, è con il ministro dell’Interno, Roberto
Maroni. «Si tratta di posare centinaia di chilometri di fibre ottiche di nuova
generazione che colleghino in una rete le migliaia di telecamere che ci puntano
da ogni angolo della città, aggiungendone anche di altre nelle zone più oscure
e più periferiche dell’area metropolitana». Oggi le telecamere inviano le
immagini al massimo a qualche postazione locale o a qualche gabbiotto di
sicurezza senza “dialogare” le une con le altre. «La sfida è di metterle tutte
in una rete interattiva, e di creare una vera cabina centralizzata dove
personale qualificato, appartenente a un corpo pubblico, le tenga sott’occhio».
Anche le sale operative delle polizie private dovranno essere associate in
questo network: la regia sarà al Campidoglio o in una sede del Viminale.
Secondo il progetto, dovranno essere razionalizzate e tenute sotto controllo
pubblico le immagini provenienti dai ministeri, strade, banche, negozi, stadi,
musei, stazioni della metro. E poi quelle che saranno riprese nei prati più
sperduti di periferia. Non saranno più le immagini annebbiate e sfocate di oggi
ma quelle nitidissime e sonore che le fibre ottiche potranno trasmettere.
Perché la qualità, come la tv ad alta definizione, si ottiene con la velocità
di trasmissione: le fibre esistenti garantiscono una capacità di 60 megabyte,
quelle future si avvicineranno a 100. Per confronto, l’Adsl che porta Internet
nelle case ha una potenza fra i 20 e i 50 megabyte.
«La nuova rete», precisa Regina, «servirà innanzitutto per garantire Internet
veloce a tutti. Nei tratti dove non sarà possibile arrivare con la fibra
ottica, interverranno reti cellulari anch’esse di nuova generazione. Ma il
primo utilizzo del network sarà per la sicurezza». Della rete faranno parte i
“lampioni intelligenti” equipaggiati con sensori in grado di identificare se ci
sono armi in zona, e con display per avvisi di pubblica utilità. I cavi
elettrici, opportunamente ammodernati, saranno sufficienti a portare il segnale
alla rete ottica. Che sarà realizzata per lo più da Telecom e comprenderà i
pochi tratti di fibra “posati” a suo tempo da operatori come Fastweb, Colt e
Bt. «Il sindaco ci ha garantito che renderà più rapido, con le opportune
modifiche normative, l’iter autorizzativo per realizzare gli scavi, che
comunque saranno, ancora grazie alle tecnologie, meno invasivi di quelli cui
siamo abituati».