Venerdì 4 novembre, il Foglio quotidiano ha dedicato un ampio approfondimento sulle elezioni statunitensi, firmato da Stefano Pistolini, che si è inevitabilmente intrattenuto anche sullo stretto rapporto esistente tra gli americani e le armi da fuoco. Mostrando, una volta tanto, un certo equilibrio nel raccontare i fatti: "Il Gun Show non ha l’aria di un raduno d’esaltati", si legge nell'articolo, "a caccia dell’ultima mitraglietta con cui fare la pelle a chi schiamazza nei suburbia. È un posto della normalità americana, dove ci si rispecchia nel senso di responsabilità che fa sì che qualche centinaia di milioni di armi da fuoco circolino per il paese e che tutti, grazie a questa garanzia, dicano di sentirsi più sicuri. Ci suggeriscono che chi è contrario è perché ne fa una questione politica, rinunciando al valore culturale di questo diritto. Il bello non è proibire agli americani di portare le armi – e comunque non sarà mai possibile, perché la maggioranza vuole il contrario e il principio smantellerebbe in un sol colpo la Costituzione. Il bello è permettergli di farlo, e lasciare che il paese prosperi. Quando qualcuno spara, quando salta fuori il pazzo, l’esaltato, lo stressato, il criminale, quando arriva la periodica strage, riaffiorano i discorsi sull’insensatezza, il rischio, la miccia sociale, la deflagrante bizzarria di un popolo in armi: ma qui dicono che non c’entra la libertà di armarsi, c’entrano le speranze andate a puttane, la rabbia, la delusione, la sensazione di non aver niente da perdere – e del resto, a volerlo, una pistola o un fucile per ammazzare un po’ di gente si trovano dappertutto, anche in Italia. Insomma gli americani del Gun Show coltivano una mistica delle armi appoggiata sulla convinzione che questi arnesi producano una versione aumentata del sé e che è così che si difende la propria vita e quella dei propri cari, se è ciò che si sente di dover fare. Le armi fanno parte della storia dell’uomo, da sempre l’uomo le usa come soluzione finale, quando gli argomenti sono esauriti e la forza prende il posto della parola. E’ così, lo è sempre stato, il paese è nato su questa logica, ci dicono. Farsi trovare impreparati, vivere disarmati, è una scelta. Liberi di farla. Ma non vi lamentate, il giorno che soccomberete. Non c’è altro da dire. Se chiedi dell’Nra, la National Rifle Association, che difende questi principi fin nelle alte sfere di Washington, confermano che fa ciò che deve, sostenendo un principio fondante del paese".
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