Pietro Fiocchi, presidente di Fiocchi of America e candidato con Fratelli d’Italia per le Europee, presenta il proprio manifesto, che è un impegno di dignità per categorie da troppo tempo bistrattate
Pietro Fiocchi, presidente di Fiocchi of America, candidato alle elezioni Europee con Fratelli d'Italia, ha diffuso il proprio manifesto elettorale, che è un impegno solenne a favore delle categorie più bistrattate dei nostri tempi, cioè quelle dei cacciatori e dei pescatori. Tra gli impegni programmatici di Fiocchi, la promozione del controllo delle specie nocive per gli ecosistemi, come nutria, cormorano, cinghiale, pesce siluro, la salvaguardia delle attività tradizionali e, soprattutto, la lotta agli ambientalisti da salotto e alle azioni illegali degli animalisti. "Uniamoci per affermare il valore delle nostre categorie", afferma Pietro Fiocchi, "L’utopia animalista vorrebbe che la natura si autoregolasse, che l’uomo la smettesse di uccidere e allevare animali, che ogni zona verde diventasse un parco fitto e inviolabile. Purtroppo non esiste e mai esisterà una presenza umana sul pianeta a impatto zero, qualunque attività antropica ha i suoi risvolti sull’ambiente e quindi sugli animali; chi si illude che non interferire direttamente con loro e i loro habitat sia una soluzione a “qualcosa” non ha minimamente capito i problemi ambientali e i reali strumenti che abbiamo per risolverli o mitigarli. Uno studio commissionato dal Wwf dimostra, persino, che il passaggio mondiale a un’alimentazione vegana necessiterebbe un consumo di suolo largamente superiore a quello attuale; e l’uso di diserbanti, pesticidi e il lungo ciclo di lavorazione e distribuzione peserebbero notevolmente sull’inquinamento, con forte impatto sulla biodiversità. L’ipocrisia animalista spesso si riflette in attacchi, a volte anche violenti, verso allevatori e cacciatori. Gli animalisti dimenticano che la millenaria storia che lega alcune specie all’uomo, le vincola a tal punto che molti animali non sopravvivrebbero allo stato brado e l’interruzione dell’allevamento ne comporterebbe l’estinzione. I cacciatori sono tra i pochi che, nella nostra società urbanizzata, conservano coscienza e conoscenza degli equilibri naturali, dell’evoluzione degli habitat e delle abitudini della fauna, attivandosi in prima persona per salvaguardare questo patrimonio. La religione imperante del “re-wilding” vorrebbe reintrodurre grandi carnivori e lasciare l’uomo spettatore esterno della natura, sostituire i cacciatori con i predatori, come avviene nei parchi, ha solamente fatto sparire tutte le attività rurali che resistevano in quelle zone, come alpeggi e allevatori tradizionali. In Italia abbiamo il 40% di boschi in più che nel 1800, i parchi italiani sono più di 1.000 e a volte risentono dell’abbandono dell’uomo: forse, al posto di perdere tempo a nominare nuove zone protette, dovremmo impegnarci di più per assicurare la giusta convivenza tra uomo, animali e natura".