Come è noto, negli ultimi due anni circa (in pratica dalla primavera 2020 fino al dicembre 2021) gli americani hanno fatto una vera e propria corsa all’acquisto di armi e sono oltre 7 milioni i nuovi possessori di armi, cioè cittadini che prima del periodo considerato non avevano mai avuto armi (né loro, né altri famigliari conviventi). Secondo le statistiche, solo nel corso del 2021 i nuovi possessori di armi sono 5,4 milioni. La notizia interessante, tuttavia, è che a quanto pare queste armi non sono state acquistate esclusivamente per una eventualità di difesa personale, sotto la spinta delle incertezze pandemiche e dei disordini per il movimento black lives matter, bensì anche per l’impiego venatorio. Sempre secondo le statistiche risulta, infatti, che in quasi tutti gli Stati americani si sia verificato un aumento significativo delle licenze di caccia e, in particolare, dei cittadini che hanno chiesto la licenza di caccia per la prima volta. Tra questi, la percentuale di donne è aumentata del 15 per cento rispetto agli anni pre-pandemia. L’incremento è risultato particolarmente significativo nello Stato del Michigan, dove le nuove licenze di caccia rilasciate nel 2021 sono aumentate del 67 per cento rispetto a quanto visto nel 2019. Il numero complessivo di licenze rilasciate in tutti gli Stati e contee statunitensi nel 2021 ammonta a 38,59 milioni, nel 2020 è stato pari a 38,85 milioni contro i 35,9 milioni del 2019 e una media di circa 36 dei 5 anni precedenti. Ovviamente il numero di permessi rilasciati non corrisponde al numero di cacciatori, giacché molti di essi hanno permessi in più contee e Stati. Secondo i dati più recenti disponibili (2020), il numero complessivo di cacciatori negli Stati Uniti è pari a 15,2 milioni.
Tra le motivazioni che gli analisti hanno cercato di argomentare per spiegare il fenomeno c’è da un lato la diffusione della filosofia “prepper” in risposta alle paure della pandemia, quindi l’idea di imparare l’arte venatoria per rendersi possibilmente e tendenzialmente autosufficienti nella ricerca del cibo nell’eventualità di un collasso della catena distributiva, ma anche, e forse maggiormente, la spinta verso l’attività venatoria è giunta come forma di libertà di movimento in risposta alle restrizioni sociali conseguenti ai provvedimenti intrapresi per contenere il rischio di contagio.