Una indagine statistica compiuta per la prima volta negli Usa evidenzia che addirittura l'80 per cento dei possessori di armi sarebbe favorevole a "certe" restrizioni. Quali?
Un nuovo studio statistico realizzato dal John Hopkins center for gun policy and research di Baltimora, nel Maryland, ha evidenziato che se possessori e non possessori di armi la pensano diversamente su alcuni aspetti marginali, sui temi fondamentali relativi al rafforzamento dei controlli in materia di armi negli Stati Uniti, hanno una singolare omogeneità di vedute. In particolare, la maggioranza di entrambi i gruppi (80 per cento e oltre) è a favore dell’estensione universale del cosiddetto “background check” (il controllo federale prima dell’acquisto di un’arma), di una maggior responsabilizzazione dei rivenditori autorizzati, di un rafforzamento degli standard di addestramento per i possessori di una licenza di porto occulto e soprattutto di un rafforzamento dei database relativi ai precedenti di disagio mentale e all’interdizione dall’acquisto di armi per coloro i quali risultano avere precedenti per violenza domestica o reati relativi alle armi.
“Ci siamo resi conto”, ha dichiarato il capo del progetto Colleen Barry, “che non è mai stata condotta una specifica ricerca sul punto di vista degli americani in merito alle politiche in materia di armi. Questo è il genere di informazioni del quale i politici hanno bisogno quando pongono in essere specifiche normative sulle armi”.
La ricerca si è basata su un campione rappresentativo di 2 mila statunitensi, ai quali è stato chiesto di pronunciarsi su 24 distinti provvedimenti in materia di armi.
I punti sui quali si è registrata la maggior divergenza tra possessori e non possessori di armi sono quelli considerati da sempre più “caldi”, cioè le limitazioni sui black rifle e sui caricatori ad alta capacità, sulla possibilità di portare armi nei complessi scolastici, sul divieto per i minori di 21 anni di possedere un’arma e così via.