Con lo scoppio dell’emergenza Coronavirus sono milioni i nuovi possessori di armi negli Stati Uniti: un popolo che potrebbe spostare per sempre l’ago della bilancia del dibattito. Ma anche le autorità federali potrebbero…
Le foto dei cittadini statunitensi in coda davanti alle armerie hanno fatto il giro del mondo e le autorità federali statunitensi hanno confermato che già nel solo mese di marzo sono stati infranti tutti i record di vendita di armi nell’Unione. Ciò che si comincia a realizzare in questi giorni è che tra i clienti delle armerie in questione ci sono stati milioni di cittadini che prima di quel momento non avevano mai voluto acquistare, né posseduto, un’arma da fuoco. Cittadini che, in alcuni casi, in precedenza si erano anche espressi a favore di normative maggiormente restrittive sul possesso e sull’acquisto di armi, sia in generale, sia in particolare “ad alta capacità di fuoco” come gli Ar, finché… non è toccato a loro scegliere di acquistare un’arma per difendersi dal rischio di una recrudescenza della criminalità comune a causa della crisi finanziaria post-Coronavirus.
D’altro canto è possibile un effetto esattamente opposto, sempre determinato dal Coronavirus, come peraltro segnalato in queste settimane dai quotidiani più importanti della federazione: è possibile, cioè, che la richiesta di maggior sicurezza conseguente ai tumulti sociali causati dalla crisi per il Coronavirus consenta ai legislatori statali o federali di approvare normative draconiane non solo in materia di armi ma anche in tema di diritti fondamentali, detenzione e così via, che in normali circostanze non sarebbero mai state approvate. È importante ricordare, a tal proposito, che sia nel senato, sia nel congresso federali giacciono progetti di legge di questo genere, progetti che in tempi normali resterebbero lettera morta. Ma questi non sono tempi normali, sicché il sospetto, e il timore, prendono corpo.