Ultimamente nel parco della Maiella è stato istituito un percorso ad anello che illustra, mediante punti di informazione fissi, le caratteristiche dell’orso bruno marsicano. Abitante del parco stesso, come di altri che sono nella regione Abruzzo. È un’iniziativa positiva, in quanto l’informazione fa conoscenza, e la conoscenza spesso, seppur non sempre, consente di sviluppare comportamenti idonei in caso di incontri o incursioni in zone abitate o altri punti di interesse per l’orso. Come allevamenti, apiari, cassonetti, punti vari di ristoro eccetera.
Negli stessi giorni è ripartita puntuale la grancassa mediatica del Wwf sul problema dell’estinzione dell’orso marsicano. È diventato un classico col quale si tende sempre, al pari del catastrofismo ambientale, a porre le cose sul limite del baratro nei confronti dell’opinione pubblica e al quale, generalmente, si risponde con introiti, offerte, aiuti eccetera. Sull’argomento, oltretutto, si ripropone la favola del povero orso innocuo, buonissimo, che non farebbe nulla di male nemmeno se volesse. Nell’immaginario viene spacciato per un povero inetto, una vittima predestinata, definito addirittura “gentile”. Un poveretto da aiutare, insomma. Al vostro buon cuore.
Al contrario, l’orso è un animale selvatico “vero”, forte, furbo, che riesce a procacciarsi il necessario in mille modi. Anche quelli contro natura. È capace di sopravvivere anche aggredendo, da solo, altri animali, trasformandosi in predatore per necessità. Capacissimo di orientarsi in foreste sconosciute e ritrovare precisamente da dove è venuto, anche quando sia stato spostato di centinaia di chilometri con un camion. Come Carrito.
Un animale che sa benissimo, perché le ha studiate e le ha imparate subito e bene, le abitudini degli uomini. Al punto tale da sfruttarle tutte e a proprio comodo. Sì, è un animale con una intelligenza superiore, opportunista nei confronti dell’uomo e, al tempo stesso, giustamente diffidente. Per perpetuare la narrazione del pericolo estinzione, tuttavia, si continuano a citare i numeri dei 60 orsi rimasti, numeri che, però, risultano da indagini del 2014. Ovvero 8 anni fa. Per cui inattendibili. Censimenti, oltretutto, fatti come? Con mezzi e metodi non certo allineati a quello che adesso è disponibile. Lo insegna il lupo: sempre in continua estinzione per il Wwf, che ha sempre diffuso numeri relativi a “poche centinaia di esemplari rimasti”, nonostante negli ultimi anni gli avvistamenti si fossero moltiplicati a dismisura. Fino a che la recente indagine Ispra, fatta con sistemi all’altezza e da personale altrettanto esperto, ne ha chiarito la presenza in almeno 4.000 esemplari sul territorio italiano. Ben sapendo che queste operazioni di censimento sono sempre orientate a stime prudenziali per difetto.
Adesso, finita la favola del lupo, si mette mano all’orso, che rende altrettanto bene. Tra il 2014 e oggi, se soltanto calcolassimo un piccolo portato alla categoria dei subadulti per la metà delle femmine presenti, i numeri lieviterebbero moltissimo. Anche perché, pure per l’orso, gli avvistamenti sono in continuo aumento. Persino a 20 km da Roma, di esemplari provenienti dai Simbruini.
Il che ci porta al nocciolo della questione: da un lato si ribadisce che l’orso dovrebbe vivere nel suo territorio, ma parallelamente si afferma che la sua presenza può contribuire alla nascita di attività legate al turismo. Ma come lo riportiamo al fenomeno da baraccone da fotografare? Tutto questo viene definito “Valorizzazione della Natura”. Se ben ricordiamo, e lo ricordiamo proprio bene, questo comportamento è stato molto criticato proprio dal Wwf in occasione delle incursioni di Carrito nei paesi limitrofi. Oggi, invece, si affronta il problema da un’altra prospettiva, quella “dell’ampliamento dell’areale che potrà garantire un futuro meno problematico” alla specie. Per cui, allarghiamo ancora i parchi, nei quali si moltiplica una quantità di fauna non gestita che porta poi i problemi di sovrappopolazione che siamo troppo stanchi di sentire continuamente. L’unico che speriamo non cambi idea è proprio l’orso marsicano. Che rimanga un animale vero. E non un rincoglionito “gentile” come il Panda.