Inopportuno escludere le aziende armiere dai fondi regionali che puntano a incentivare crescita e occupazione con aiuti alle imprese che investono. L'ha deciso il Consiglio regionale con 35 voti favorevoli e 9 contrari
Un'ingiustizia che deve essere al più presto sanata. Il Consiglio regionale della Lombardia ha invitato ad ammettere ai contributi regionali le aziende che producono armi e munizioni: inizialmente queste imprese erano state escluse dal bando “Al via”, nell’ambito del programma operativo regionale 2014-2020 che punta a incentivare crescita e occupazione con aiuti alle imprese che investono.
Nel bando si prevede l’esclusione delle "attività destinate alla produzione di armi e munizioni, armamenti, equipaggiamenti o infrastrutture militari e di polizia nonché equipaggiamenti o infrastrutture che limitano i diritti e le libertà personali o che violano i diritti umani". Per il Consiglio regionale, adesso, "appare inopportuno, nonché lesivo della onorabilità delle imprese armiere lombarde, l’accostamento fra la produzione di strumenti atti principalmente alla difesa e ad attività sportive e la produzione di equipaggiamenti che limitano i diritti e le libertà personali o addirittura violano i diritti umani". Con 35 voti favorevoli e 9 contrari, la clausola è stata definita "impropria".
Quello delle armi è un settore di punta dell’economia nazionale e la Lombardia, tra Brescia, Milano e Lecco, vi contribuisce notevolmente con grandi produzioni industriali, ma anche quelle di numerose aziende di medie dimensioni e di artigiani. Non solo la gardonese Beretta holding, insomma, che ha chiuso il 2016 con un fatturato di quasi 700 milioni di euro.