Dopo l'ennesimo attentato, la Francia si interroga sul terrorista che aveva il porto d'armi sportivo. E anche in Italia c'è già qualche benpensante che spara sentenze. Ma con le leggi italiane, una cosa del genere non sarebbe potuta succedere
La vicenda di Adam Djaziri, l'attentatore morto agli Champs Elysèes, ha innescato una polemica rovente, in quanto pur essendo segnalato come “radicalizzato islamico”, risultava detentore di porto d’armi sportivo. Ovviamente, anche in Italia sono immediatamente fioccati i commenti, anche da parte di importanti organi di informazione nazionale, volti a qualificare come “pericolosi” gli appassionati di Tiro a segno. Giova a tal proposito ricordare (principalmente per rassicurare i soliti benpensanti), che se il ministro dell’Interno francese, Gerard Collomb, ha spiegato in un’intervista a Le Figaro che “con le leggi attuali le autorità non possono sistematicamente togliere il porto d’armi a qualcuno che è su una lista di sospettati”, tale eventualità in Italia non esiste, visto che il Testo unico per le leggi di pubblica sicurezza (concepito e approvato durante il fascismo e conservatosi pressoché intatto fino a oggi) presuppone che il rilascio di una autorizzazione in materia di armi non solo sia soggetto a una valutazione discrezionale da parte di questori e prefetti, ma richiede anche che il cittadino non adombri neppure il semplice sospetto che possa non avere una condotta irreprensibile e non abusi delle armi. L’articolo 43 del Tulps, infatti, oltre a prevedere tutta una serie di motivi ostativi per la concessione nel caso di precedenti penali specifici, stabilisce che “la licenza può essere ricusata ai condannati per delitto diverso da quelli sopra menzionati e a chi non può provare la sua buona condotta o non dà affidamento di non abusare delle armi”. L’autorità italiana, inoltre, ha piena facoltà di esercitare un controllo anche successivo al rilascio di autorizzazioni in materia di armi, visto che l’articolo 39 del Tulps prevede che “il prefetto ha facoltà di vietare la detenzione delle armi, munizioni e materie esplodenti… alle persone ritenute capaci di abusarne”.
Quindi, se la Francia sta già pensando a leggi antiterrorismo ad hoc (prevedibilmente più restrittive anche sui requisiti dei richiedenti un porto d’armi), è opportuno ribadire che in Italia le leggi già ci sono e, anzi, che spesso vengono applicate talmente bene che vengono rifiutati i porti d’arma anche a chi abbia commesso reati bagatellari decenni or sono, come purtroppo capita sempre più spesso in particolare dopo una sciagurata circolare del ministero dell’Interno.