La provincia di Savona ha pubblicato un bando d’asta per la vendita delle armi di proprietà dell’ente pubblico, finora utilizzate per l’armamento della polizia provinciale e il controllo faunistico-venatorio. “Quelle armi che non ci servono più perché tutta l’attività venatoria finora controllata e gestita dalla polizia provinciale è passata di competenza alla Regione Liguria”, ha precisato Monica Giuliano, presidente di Palazzo Nervi.
L’asta prevede tre lotti: il primo comprende 8 pistole Beretta calibro 9 e due calibro 7,65, per una base d’asta di 840 euro; il secondo comprende nove fucili Beretta calibro 12, una carabina Steyr calibro .270 Winchester con ottica e un fucile monocolpo Bergeron Jet calibro 14 per siringhe a narcotico. In questo caso la base d’asta ha un valore totale di 1.104 euro. Infine il terzo lotto riguarda quattro carabine Ruger calibro 7,62×39, una pistola Beretta calibro 9 e una pistola lancia siringhe Dist Injector calibro 11. La base d’asta ha un valore di 1.265,96 euro.
La vendita, che con ottima probabilità sarà aggiudicata da qualche armiere e potrà tornare senz'altro a vantaggio degli appassionati, pone però a sua volta interrogativi sulla modalità di gestione del trasferimento di competenze in materia di vigilanza venatoria e controllo faunistico: le province (almeno quella di Savona) vendono le proprie armi (anche di tipo specialistico, come appunto i lancia siringhe) a prezzo di "sbarazzo", mentre le Regioni (verosimilmente) dovranno in seguito riacquistare gli stessi strumenti per le stesse finalità, però pagandoli nuovi. Cui prodest? Perché si insiste con il metodo secondo cui la mano destra non sa quello che fa la sinistra? Non sarebbe forse più logico, per salvaguardare i soldi pubblici, prevedere che all'atto di un trasferimento di competenze, vengano trasferiti (a costo zero, appunto) anche i relativi strumenti di lavoro? Ma sarà forse così difficile?