Alla camera dei deputati è stato già approvato il disegno di legge “Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2014” che ora sarà incardinato al senato.
Fra i vari argomenti trattati, in materia ambientale all’articolo 19 la camera ha affrontato la modifica della disciplina relativa alla cattura di uccelli a fini di richiamo, che potrà essere svolta solo con mezzi o metodi di cattura non vietati dalla direttiva 2009/147/UE. Una questione risolta nemmeno un anno fa dal parlamento sembra riaprirsi, entrando per di più nel merito in contrapposizione con quanto approvato allora dal parlamento in materia.
È legge dello Stato in vigore quella dell’11 agosto 2014, anche se ancora “monca” – per responsabilità del Governo – del previsto dpcm. È lo Stato inadempiente: avrebbe dovuto – entro sei mesi – regolamentare e autorizzare mezzi e impianti di cattura conformi a quelli utilizzati in altri Paesi dell’Unione europea. Il governo ha eluso i compiti affidatigli dal parlamento e non ha scritto le condizioni per l’esercizio dell’attività di controllo, con particolare riferimento al metodo di cattura selettivo e occasionale, così come non ha provveduto ad armonizzare le modalità di costituzione di apposite banche dati regionali, nonché a dare i criteri per l’impiego misurato e la definizione delle quantità.
A questo punto sorge il legittimo dubbio su chi vuole lo stato di confusione e contraddizione “permanente” sulle competenze in questa materia, che vede protagonisti governo, regioni, parlamento italiano, commissione europea. Forse è il tempo e l’occasione che nel passaggio della “proposta” al senato, venga fatta finalmente chiarezza su un aspetto non secondario sia per la pratica venatoria che per la raccolta di informazioni e dati scientifici relativi all’avifauna migratoria, indicando una volta per tutte modi, tempi e criteri da applicare per un impiego degli impianti di cattura corretto e rispettoso delle Direttive e Norme europee.
Al senato il compito di scrivere una legge con niente di più o di meno di quanto prevedono le norme degli altri Paesi.