La ben nota “tolleranza zero” della città di New York nei confronti delle armi da fuoco sta provocando alcuni effetti che definire tragicomici è dir poco, come evidenziato dalla Second amendment foundation in una lettera al sindaco della città, Michael Bloomberg.
Secondo quanto riportato dall’associazione, infatti, in almeno tre casi altrettanti cittadini americani, residenti in altri Stati, sono stati incarcerati per aver portato armi a New York. Fin qui niente di strano, se non fosse che la cattura e l’incarcerazione sono stati disposti dopo che gli stessi cittadini, accortisi che in un determinato luogo c’era il divieto di portare armi, si erano rivolti all’autorità per sapere come e dove lasciare in custodia le armi!
La vicenda grottesca ha finora coinvolto il veterano dei marine Ryan Jerome, residente nell’Indiana (incensurato e dotato di licenza di porto d’armi rilasciata dal proprio Stato d’origine); Meredith Graves del Tennessee, anch’essa in possesso di licenza di porto d’armi nel proprio Stato; Mark Meckler, della California, responsabile locale del movimento Tea party. Il problema sembra finalmente aver attirato l’attenzione delle autorità, visto che il consigliere comunale (partito democratico) Peter Vallone, in relazione alle accuse rivolte alla giovane Meredith Graves, ha commentato: «Chiaramente, le leggi sono troppo severe qui, e processando persone come Meredith Graves i nostri sforzi per una città più sicura ci si rivoltano contro, agli occhi di tutto il resto del Paese». Il divieto assoluto di portare armi a New York, anche per cittadini autorizzati nei rispettivi Stati, pone profili di incostituzionalità per contrasto con il secondo emendamento, al di là del fatto che i tre casi citati sono tutto tranne che esempi di contrasto alla criminalità. Ovvero, come un ideale possa degenerare nel grottesco…
