Non ha neppure un anno, ma a suo modo è già una celebrità il piccolo capriolo albino avvistato nei boschi della valle di San Lucano, nel cuore delle Dolomiti bellunesi. È stato fotografato da alcuni escursionisti in compagnia della madre che, però, è di colore normale. Il fenomeno dell’albinismo tra gli ungulati selvatici è abbastanza raro, ma possibile e a questo fenomeno sono pure legate leggende. Come quella della mitologia nordica, secondo la quale il capriolo albino rappresenta il viaggio dell’anima verso la morte e il cacciatore che lo uccide subirebbe la stessa sorte entro l’anno.
«L’albinismo» ha spiegato Leandro Grones, che coordina i distretti venatori del Bellunese, «è una variante genetica, non una malattia. Nel capriolo può avere alcune controindicazioni, come quella di non sopportare una prolungata esposizione al sole».
Il capriolo albino non avrà, però, vita facile, come ha confermato Giammaria Sommavilla, capo della polizia provinciale di Belluno: «Il colore della pelle e degli occhi lo rende molto visibile quando non c’è neve e questo può creare problemi al resto del branco, che tende a isolarlo per timore di essere avvistato dai nemici naturali».