La presidenza della commissione Agricoltura della camera dei deputati ha deciso di rinviare all’11 marzo l’esame degli emendamenti alla Legge comunitaria 2009. Come è noto, tra i temi sul tavolo: la caccia, quella del tetto degli stipendi dei manager introdotto al Senato e la direttiva rimpatri. L’articolo 38 della legge comunitaria al centro della contesa per come emendato al senato recepisce la direttiva 79/409/Cee e permette di adeguare il prelievo venatorio per alcune specie alle loro specificità biologiche, in relazione al periodo di nidificazione e di migrazione e delle diversità locali. Sul contenuto dell’intervento legislativo gli anticaccia paventano immotivatamente il pericolo che la caccia possa estendersi nel tempo e a specie protette. «L’effetto dell’emendamento al Senato», ha detto il senatore del pdl Franco Orsi, «comporterà che alcune specie avranno 10-20 giorni di caccia non in più, ma spostata verso febbraio, mentre altre specie avranno qualche giorno di meno». La sua collega di partito, il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha vissuto alcune modifiche introdotte sul testo inizialmente concordato come un “colpo di mano” e si è impuntata sul fatto che il parere dell’Ispra sia “vincolante” e non “solo obbligatorio” rispetto alla rimodulazione dei tempi di caccia. Orsi è stato conciliante: «Siccome siamo tutti interessati, perché questo è il futuro della caccia, se il ministro dell’Ambiente ritiene di imporre alla camera che il parere dell’Ispra diventi vincolante, riservandosi il diritto di approvare definitivamente gli studi biologici necessari per poter muovere i calendari operati dalle regioni, credo che sia ragionevole».
Adesso il rinvio. «Esattamente come un anno fa, quando la maggioranza al Senato aveva introdotto, alla vigilia del voto per le Europee, nella legge comunitaria una liberalizzazione della caccia in palese contrasto con la normativa europea, ora, alla vigilia delle regionali ci riprovano. Mi pare evidente che ci troviamo di fronte a manovre elettoralistiche, visto che oggi da una parte della stessa maggioranza è emersa la volontà di porre rimedio, per una seconda volta, a quanto deciso al Senato». A dirlo è stata Elisabetta Zamparutti, deputata radicale.
«Sarebbe preferibile», ha invece riferito il relatore alla Legge comunitaria in commissione Agricoltura alla Camera, Isidoro Gottardo (pdl), «e costituirebbe atto di responsabilità da parte dei gruppi cercare una composizione tra gli interessi contrapposti per trovare finalmente una soluzione soddisfacente per tutti che consenta di chiudere una questione da tempo aperta. Ciò che è certo è che l’articolo 43 (l’ex articolo 38 sulla caccia, ndr) come licenziato al Senato non potrà essere accolto alla Camera poiché ciò contraddirebbe i suoi precedenti pronunciamenti. Inoltre esso altera l’equilibrio importante tra le diverse istanze realizzato con la legge sulla caccia».
Ci auguriamo che la manifestazione a Roma del 9 marzo, con i cacciatori in piazza, faccia percepire a tutti com’è la realtà delle cose.