Le associazioni di categoria (Anpam, Assoarmieri, Consorzio armaioli bresciani), le federazioni sportive (Fitds, Fitav, Uits, Fidasc), le associazioni venatorie (Anlc, Arcicaccia, Federcaccia) e il Cncn si sono trovate oggi a Roma per “fare quadrato” contro il ddl proposto dal ministro Amato. Ecco il comunicato congiunto, espressione del comune malcontento: “Gli organismi intervenuti, che rappresentano l’intero settore economico e sportivo-ricreativo armiero, hann…
Le associazioni di categoria (Anpam, Assoarmieri, Consorzio armaioli
bresciani), le federazioni sportive (Fitds, Fitav, Uits, Fidasc), le
associazioni venatorie (Anlc, Arcicaccia, Federcaccia) e il Cncn si sono
trovate oggi a Roma per “fare quadrato” contro il ddl proposto dal ministro
Amato. Ecco il comunicato congiunto, espressione del comune malcontento: “Gli
organismi intervenuti, che rappresentano l’intero settore economico e
sportivo-ricreativo armiero, hanno espresso viva preoccupazione per le norme
contenute nel progetto di Disegno di Legge di revisione delle norme in materia
di porto e detenzione di armi approvato dal Consiglio dei Ministri del 23
novembre scorso, poiché esso contiene disposizioni irragionevoli e
incostituzionali che caricherebbero i cittadini di immotivati e inutili
adempimenti, paralizzando gli uffici competenti di Ausl, commissariati,
questure e carabinieri con milioni di procedimenti inutili. Esso, soprattutto,
non raggiungerebbe gli obiettivi di sicurezza che si prefigge, mentre
renderebbe assai più difficile l’esercizio della caccia e dei numerosi sport
che si praticano con le armi da parte dei cittadini onesti e rispettosi delle
leggi, con una conseguente rilevante ricaduta negativa in termini
occupazionali, economici e sociali. Gli intervenuti sottolineano che milioni di
cittadini (tanti sono i cacciatori e i tiratori sportivi appassionati delle
varie discipline, unitamente alle loro famiglie), avvertirebbero il disagio e
la profonda delusione di elettori ingiustamente penalizzati.
Tali norme, infatti, richiedono irragionevolmente un nulla-osta del questore
per l’acquisto o la detenzione di armi da fuoco anche a coloro che sono
abilitati a portarle; discriminano commercianti e professionisti, per i quali
sarebbe più difficile difendere la propria incolumità personale; richiedono a
cacciatori e sportivi di ripetere inutilmente ogni tre anni la certificazione
al maneggio delle armi che utilizzano costantemente; ampliano a dismisura la
discrezionalità delle Amministrazioni competenti nel rilascio delle licenze e
nella frequenza delle certificazioni sanitarie, fino ad eliminare
illegittimamente ogni garanzia del cittadino verso il possibile arbitrio del
funzionario; violano le garanzie costituzionali sulla legalità del procedimento
amministrativo; si pongono in sostanziale contrasto con principi base del
codice di procedura penale, e violano diverse norme della Costituzione.
Gli intervenuti hanno ribadito che l’accorta applicazione dell’attuale
normativa sulle armi da fuoco e la capacità di effettuare i relativi controlli
sarebbero state e sono in grado di garantire ordine pubblico e sicurezza, anche
in relazione ai fatti di sangue commessi. Allo stesso tempo ribadiscono, con
profondo convincimento, che ogni verifica dei requisiti psicofisici deve essere
effettuata valorizzando la centrale figura del medico di famiglia. Non è
corretto attribuire la responsabilità di eventi delittuosi a presunte lacune di
una disciplina che, seppur frammentaria e stratificata, è comunque tra le più
restrittive del pianeta.
Un documento di protesta è stato inviato al Ministro dell’Interno. Le
organizzazioni e Federazioni firmatarie hanno manifestato forte malcontento per
la dimostrata inadeguatezza del Governo nel regolare il comparto, e hanno
chiesto un urgente incontro sulla questione con il Ministro dell’Interno.