Repubblica: come disinformare sulla caccia
La Repubblica del 26 novembre ha fornito un ottimo esempio di disinformazione, riportando il commento della Lav (Lega anti vivisezione) al provvedimento allegato alla finanziaria concernente la caccia di selezione, votato nei giorni scorsi dal senato. La norma è stata definita prontamente “ammazza bambi” e, secondo la Lav, sarebbe incostituzionale. “Da martedì”, si legge nell’articolo, “quando il decreto avrà l’ok definitivo, le Regioni potranno consentire la c…
La Repubblica del 26 novembre ha fornito un ottimo esempio di disinformazione,
riportando il commento della Lav (Lega anti vivisezione) al provvedimento
allegato alla finanziaria concernente la caccia di selezione, votato nei giorni
scorsi dal senato. La norma è stata definita prontamente “ammazza bambi” e,
secondo la Lav, sarebbe incostituzionale. “Da martedì”, si legge nell’articolo,
“quando il decreto avrà l’ok definitivo, le Regioni potranno consentire la
caccia a cerbiatti, caprioli, daini, mufloni e camosci in ogni periodo
dell’anno, anche a caccia chiusa”. Dal tenore di quanto esposto, sembra che da
martedì chiunque possa abbattere impunemente qualsiasi tipo di preda gli venga
in mente, tutto l’anno. A nessuno (né della Lav, che è anche logico, né di
Repubblica, che è più grave) è evidentemente venuto in mente di leggere il
contenuto del provvedimento, che recita: “Le regioni e le province autonome,
sentito il parere dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica e, se
istituiti, degli istituti regionali, possono, sulla base di adeguati piani di
abbattimento selettivi, distinti per sesso e classi di età, regolamentare il
prelievo di selezione degli ungulati appartenenti alle classi cacciabili anche
al di fuori dei periodi e degli orari di cui alla legge 157/92”. Si tratta,
quindi, di un prelievo selettivo operato con criteri scientifici, che ha lo
scopo di preservare l’equilibrio ambientale tra le specie, non certo di fare
“tabula rasa” della natura. Tra l’altro, è proprio di questi giorni l’allarme
lanciato dalla Coldiretti, relativo all’eccessiva presenza di cervi, daini e
caprioli nell’Appennino. Questi ungulati, cresciuti in sovrannumero rispetto a
quanto l’ecosistema può sopportare, si cibano dei germogli che spuntano dalle
piante potate dalla forestale. “I caprioli, i daini e i cervi”, si legge nel
comunicato Coldiretti, “arrivano e brucano a tutto spiano, impedendo così al
bosco di ricrescere nei tre-quattro anni successivi al taglio. Alle rimesse
economico-finanziarie deve aggiungersi il danno ambientale, in quanto il bosco
ne risente comunque in vigoria e in capacità di rigenerazione e conservazione
della biodiversità”.