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] Cinque anni dopo il debutto della P99, che avrebbe dovuto essere la principale antagonista delle Glock tra le semiautomatiche con fusto in polimero, la Walther ha sorpreso un po’ tutti presentando all’Iwa 2001 di Norimberga una piccola calibro .22 lr, che della più grande semiautomatica mantiene alcune caratteristiche distintive, come il fusto polimerico, l’eccellente impugnatura, il cui disegno ripropone le linee del progettato originario di Cesare Morini, e complessivamente l’estetica. La sorpresa deriva soprattutto dal fatto che sembrava difficile pensare che ci si potesse ispirare a una semiautomatica chiaramente progettata per la difesa personale per creare una pistola destinata al Tiro a segno informale. La P22 non è una conversione in calibro .22 lr di un grosso calibro, ma una nuova creatura, un vero e proprio figlio legittimo di un progenitore dalle eccellenti credenziali. La Walther ha allestito due versioni della P22: la Standard, con canna di 87 e lunghezza totale di 159 millimetri, che in Italia è stata catalogata come arma comune, e la Target, 40 millimetri più lunga di canna e dotata di contrappeso, annoverata tra le armi sportive. Adottare il piccolo calibro rimfire ha consigliato i progettisti tedeschi di apportare alcune sostanziali modifiche all’organizzazione meccanica della P22, rispetto alla P99. La più evidente riguarda senz’altro il sistema di percussione: se sulla P99 era stato scelto il percussore lanciato (già “resuscitato” da altre polimeriche come la Glock), che può essere armato con una brevissima corsa di 4 millimetri del carrello, sulla P22 è stato adottato un più tradizionale sistema con cane esterno. Nei due esemplari di P22 utilizzati per la nostra prova, abbiamo riscontrato una percussione con qualche incertezza, in particolare con le munizioni Eley. È stato sufficiente ricamerare la munizione e al secondo tentativo il colpo è sempre partito. L’ inconveniente ci era stato preventivamente segnalato dai tecnici della Bignami, i quali hanno però sottolineato come quelli che stavamo provando fossero soltanto i prototipi utilizzati per la catalogazione delle pistole e che i tecnici della Walther avevano prontamente provveduto a risolvere il fastidioso problema già sui primi esemplari che saranno presto immessi sul mercato europeo e, quindi, italiano. Anche per quanto riguarda lo scatto, è stato scelto un sistema diverso da quello della P99, per la quale all’Iwa del 2000 era stata presentata la nuova Quick action. Sulla P22 è stata adottata una classica Azione mista, con una Singola azione discreta, il cui peso di trazione si aggira intorno ai 1.200 grammi, e una Doppia con circa 4.500 grammi di peso, non troppo indicata per inseguire grandi performance nel tiro rapido. Soprattutto nella seconda fase della trazione, infatti, abbiamo incontrato un “indurimento” della corsa, che dovrebbe attenuarsi dopo il necessario rodaggio di alcune centinaia di colpi. La versione Standard della P22 sembra davvero una versione in scala ridotta della P99 della quale mantiene la stessa estetica, soprattutto la stessa, eccellente impugnatura, che le conferisce una linea elegante e inconfondibile. L’aspetto, in definitiva, sembra più quello di una semiautomatica compatta destinata alla difesa personale e al porto occulto, piuttosto che di una piccola calibro .22 Lr per il Tiro a segno. La Target, invece, tradisce a prima vista la sua inclinazione sportiva. Niente paura, però, perché i progettisti Walther hanno previsto la reversibilità tra le due versioni, anche se l’operazione non sarà possibile in Italia, visto il differente numero di catalogo, con il quale verranno identificate le due pistole. In pratica, nei Paesi in cui l’operazione è consentita, se sulla Standard si monta la canna lunga di 127 millimetri e si aggiunge il contrappeso, entrambi disponibili come accessori dell’aftermarket, si ottiene la versione Target. Stesso discorso vale se si acquista la Target, che con la canna corta di 87 millimetri si trasforma nella versione Standard. L’operazione è tutto sommato rapida e semplice, in quanto lo zoccolo nel quale è inserita la canna è agganciato al castello tramite una semplice vite Phillips. Il contrappeso, invece, è bloccato tramite due viti tipo Allen poste sul lato sinistro e un’altra piccola vite tipo Allen, posta sulla parte superiore del compensatore, appena dietro al mirino. La sequenza dello smontaggio è ereditata dalla P99, ma soprattutto è ispirata al sistema adottato per le mitiche Pp e Ppk, sulle quali si faceva basculare verso il basso il ponticello, prima di sfilare il carrello dalla parte posteriore delle slitte ricavate sul castello. Nella P22, il ponticello è fisso, e per sganciare il carrello bisogna agire contemporaneamente sulle due facce zigrinate del cursore, che sporgono sui due lati del castello. Dopo aver abbassato il cursore, impugnato con il pollice e con l’indice della mano sinistra, si fa arretrare con la mano destra il carrello, fino a farlo uscire posteriormente dalle guide ricavate sul fusto. La parte migliore per la quale afferrare il carrello sono le sei scanalature posteriori, dagli incavi piuttosto profondi, che si utilizzano anche nella fase di cameratura del colpo. Una seconda zigrinatura è presente nella parte anteriore del carrello e risulta molto utile quando si installa sulla P22 la slitta per ospitare un red dot, che rende difficoltoso agire sulla parte posteriore del carrello. Nelle pistole destinate al Tiro a segno, solitamente, le sicurezze sono ridotte al minimo indispensabile, ma nel caso della P22 la scelta di dotarla del massimo, soprattutto pensando a un mercato importante come è quello statunitense. La prima sicurezza, non a caso, è fornita dalla piccola chiavetta in plastica, ruotando la quale in senso antiorario si ottiene il blocco della catena di scatto. Basta inserirla nel piccolo foro ricavato al centro del lato destro dell’incastellatura. Questo congegno è destinato a evitare che la pistola possa essere utilizzata da persona non abilitate, primi fra tutti bambini e adolescenti. Altri congegni sono la sicura al caricatore, l’ avvisatore visivo di colpo in canna, la sicura automatica al percussore e la levetta ambidestra sul carrello. Queste ultime due sicure sono utili in poligono, soprattutto quella automatica al percussore che evita la partenza del colpo in caso di caduta accidentale della pistola, ma confermano la doppia destinazione della Standard, che per dimensioni e caratteristiche potrebbe rivelarsi idonea anche al porto occulto per difesa personale, in particolare come arma per back up. L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di maggio 2001 Produttore: Carl Walther gmbh, Donnerfeld 2, 59757 Arnsberg, Germania, tel. 0049/2932/63.81.00, fax 0049/2932/3.81.49, www.carl-walther.de, sales@carl-walther.de Importatore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 0471/80.30.00, fax 0471/81.08.99, email@bignami.it Modello: P22 (P22 Target) Tipo: pistola semiautomatica Calibro: .22 long rifle Impiego specifico: Tiro a segno Meccanica: chiusura labile Materiale fusto: materiali polimerici Materiale carrello: acciaio al carbonio Alimentazione: caricatore monofilare Numero colpi: dieci Scatto: Singola e Doppia azione Percussione: mediante cane esterno Sicura: leva ambidestra sul fusto; sicura al caricatore; sicura al percussore; chiave per evitare l’impego a persone non autorizzate che blocca lo scatto Lunghezza canna: 87 mm (127 mm la versione Target) Lunghezza totale: 159 mm (199 mm la versione Target) Mire: tacca di mira regolabile in derivazione, mirino fisso a incastro, sostituibile Peso: 480 grammi (575 la versione Target) Numero del Catalogo nazionale: 13.058 (13.227 la Target) Classificazione: arma comune (arma sportiva la Target) Prezzo: 273 Euro la P22 Standard; 333 Euro la versione Target, Iva inclusa