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] La Pt 400 è, molto probabilmente, la prima pistola prodotta in grande serie per il nervoso .400 Cor-bon. La rapidità della Taurus nel commercializzarla giustifica la scritta “.45 Acp”, che compare sui caricatori. Si tratta, comunque, di un peccato veniale: tecnicamente un caricatore .45 Acp può essere utilizzato indifferentemente anche per il .400, visto che quest’ultimo deriva dalla vecchia ordinanza statunitense, differenziandosi solo per il restringimento del colletto al calibro .40. Di primo acchito, dal fusto della Pt 400 emana un’aria familiare, di chiara ispirazione Beretta serie 92/98. Il castello della Pt 400, però, è monofilare e risulta leggermente allungato, allo scopo di accettare cartucce con lunghezza massima fino a 32 mm circa, mentre i fusti progettati per le cartucce della categoria 9 mm Parabellum (9×21, .40 S.&W., .357 Sig) accettano munizioni con altezza massima di caricamento di 29 mm circa. La Pt 400 non passa inosservata. Il fusto ha una finitura che definiremmo cangiante, con riflessi perlati la cui colorazione varia dal verde chiaro al violaceo, in funzione dell’angolo di incidenza della luce e della posizione dell’osservatore. Il carrello, in acciaio inox, ha i fianchi spazzolati, mentre il resto della superficie è satinato. Le scritte sono realizzate con cura. La tacca di mira, il mirino, il cane e il perno di rotazione del grilletto sono bruniti neri, così come il blocco automatico al percussore (non visibile dall’esterno) e l’inserto in acciaio interno al fusto in lega. La sicura ambidestra, l’hold open, il chiavistello di smontaggio, il grilletto e l’estremità anteriore del guidamolla sono finiti a specchio. È disponibile, comunque, una versione interamente brunita. La Pt 400 è una pistola semiautomatica con chiusura geometrica a corto rinculo di canna sistema Colt-Browning modificato, scatto ad azione mista e caricatore monofilare della capacità di 8 colpi. Il percussore è di tipo inerziale. Il cane è esterno. La chiusura geometrica è attuata dal vincolo meccanico tra la culatta della canna e la finestra di espulsione praticata sul carrello. A tal fine, la camera di scoppio ha una conformazione prismatica, con una spalla a spigolo vivo, a cui fa riscontro la conformazione squadrata dello spigolo anteriore della finestra di espulsione. Inferiormente, la canna è dotata di un’appendice integrale inclinata che interagisce con il piano di contrasto ricavato in un blocchetto di acciaio posto al centro del fusto in lega. Questa interazione, allo sparo, determina l’abbassamento della culatta e lo svincolo della canna dal carrello. All’estremità posteriore, la canna presenta un’altra appendice inclinata, più corta, che funge da rampa di alimentazione. Quest’ultima è molto ben finita ed è altrettanto ben raccordata al bordo posteriore della camera di scoppio. Il fusto presenta un’ulteriore invito nella zona di appoggio della rampa, per rendere ancor più fluida l’alimentazione. Le sicure sono congegnate in modo da permettere le più varie condizioni di porto. La leva ambidestra di disarmo, infatti, è rigata superiormente e ubicata sul fusto a portata del pollice della mano forte, funge sia da sicura vera e propria sia da abbatticane. Spinta verso l’alto (sicura manuale) permette il porto con il colpo in canna e il cane armato (condizione uno). Ruotata nella direzione opposta, provvede al disarmo del cane per poi tornare automaticamente in posizione di riposo. Un’ulteriore sicurezza è costituita dalla mezza monta del cane. È ovviamente presente il blocco automatico al percussore, grazie al quale solo arretrando il grilletto a fondo corsa il percussore è in grado di avanzare, percuotendo l’innesco. Questo sistema di sicura evita la partenza accidentale del colpo anche al verificarsi di casi limite, come la caduta dell’arma su una superficie solida con conseguente urto del vivo di volata. In tal caso, infatti, il percussore tende ad avanzare per inerzia e, mancando la sicura in oggetto, potrebbe anche provocare lo sparo. È assente, per fortuna, la sicura automatica al caricatore, cara a molti produttori nordamericani. Questa avrebbe impedito lo sparo della cartuccia camerata in caso di sgancio accidentale del caricatore o durante il cambio dello stesso. L’estrattore funge da avvisatore di colpo in canna. A cartuccia camerata, infatti, la sua estremità (verniciata di rosso) sporge dal carrello, mettendo sull’avviso il tiratore. Occorre ricordare, comunque, che tale strumento non sostituisce in nessun modo le normali precauzioni di manipolazione. Degno di nota il sistema di rimontaggio: quando si inserisce sulle guide del fusto il gruppo canna-carrello con relativa molla di recupero e asta di guida, il chiavistello di blocco della canna scatta automaticamente in posizione di chiusura. La tacca di mira, fissa, è inserita in un incastro a coda di rondine generosamente dimensionato. Il mirino è fisso. Sia tacca sia mirino, entrambi di colore nero, hanno un profilo sfuggente che facilita l’ estrazione rapida e il reinserimento in fondina. Il traguardo lascia abbastanza luce ai lati del mirino, senza penalizzare in modo marcato la precisione di puntamento. La conformazione squadrata delle mire favorisce l’acquisizione rapida e il riallineamento nelle serie veloci. I riferimenti per il tiro in condizioni precarie di illuminazione sono costituiti dai due dot laterali al traguardo a cui corrisponde quello, dello stesso colore ma più grande, del mirino. La Doppia azione, di lunghezza media, ha un peso di sgancio in linea con il rispetto delle norme di sicurezza ed è priva di attriti indesiderati. Il peso dello scatto è ripartito in modo omogeneo sull’intera corsa del grilletto. La Singola azione ha una precorsa fluida e di lunghezza media. Di primo acchito, la curvatura accentuata del grilletto fa ritenere la precorsa più lunga. L’ingaggio del secondo tempo è netto. Quest’ultimo è corto e, sebbene possa apparire pesante, non incide negativamente sul tiro, poiché è netto e praticamente privo di collasso di retroscatto. La ditta americana Cor-bon è specializzata nei caricamenti per armi corte a elevate prestazioni. Nel caso dell’omonima cartuccia calibro .40 si è preferito realizzare un calibro nuovo, per sfruttare il potenziale dei bossoli a bottiglia a cui abbinare l’efficienza del calibro 10 mm. Derivato dal .40 S.&W. per restringimento del colletto, il moderno .357 Sig ha confermato la validità del bossolo bottlenecked per ottenere velocità d’esercizio elevate. Anche il .400 Cor-bon fa leva sul fattore dinamico per elevare il potere d’arresto. Le prestazioni dichiarate dalla casa per le proprie cartucce commerciali sono notevoli: quando viene sparata in una canna lunga 5”, una palla Sierra blindata a punta cava (Jhp) di 135 grs viaggia alla velocità alla bocca di 440 m/sec circa, erogando 86 kgm circa di energia cinetica. Il .400 Cor-bon è stato studiato per essere prontamente utilizzabile con le semiautomatiche in .45 Acp, poiché non si richiedono modifiche ai caricatori e alla faccia dell’otturatore, ma la sola sostituzione della canna. La casa dichiara che perfino la molla di recupero originale è utilizzabile. Un altro vantaggio è costituito dalla possibilità di ricaricare impiegando i bossoli .45 Acp, senza controindicazioni. Il bossolo .45 Acp ricalibrato non sarà più corto di quello specifico, come invece accade per i .357 Sig ottenuti ricalibrando i bossoli del .40 S.&W.. La cartuccia, inoltre, fa head space sulla spalla e non sul colletto, come invece avviene (in modo atipico data la tipologia del bossolo) per il .357 Sig. Quindi, si può crimpare il .400 Cor-bon con decisione, a beneficio della regolarità di combustione del propellente. La facilità di alimentazione dei bossoli a bottiglia richiede una svasatura non eccessiva dell’imbocco della camera di scoppio, con conseguente riduzione del rischio che allo sparo il bossolo subisca rigonfiamenti nella zona non supportata dalla canna. Dulcis in fundo, “voci di corridoio” annunciavano livelli pressori paragonabili al .45 Acp e in ogni caso contenuti, che abbiamo avuto modo di verificare nel corso delle prove della Pt 400. Per le prove pratiche abbiamo impiegato palle Fiocchi blindate troncoconiche (Fmjtc) di 170 grs, inneschi Cci large pistol e polvere Sipe N. Tale propellente offre un’eccellente elasticità di caricamento, consentendo di approntare munizioni per i calibri più diffusi sia quando caricato in dosi contenute dietro palle di piombo sia quando impiegato, in dosi elevate, con le palle blindate. In ogni modo è da ritenersi ai limiti dell’accettabilità per il .400 Cor-bon, che rende al meglio con propellenti più lenti. Dato il peso elevato dei proiettili impiegati, la Sipe N ha comunque fornito risultati adeguati per una presa di contatto con il nuovo calibro. Non è, infatti, la ricarica della cartuccia bottlenecked che costituisce l’oggetto delle presenti note quanto la prova dell’arma. Per le prove pratiche abbiamo assemblato sia bossoli originali Starline, sia bossoli Fiocchi e Imi calibro .45 Acp, in modo da verificare l’effettiva utilizzabilità di queste componenti per la “creazione” del nuovo calibro. La dose massima impiegata dietro le palle Fiocchi Fmjtc di 170 grs è stata di 8,0 grs di Sipe N. Qualora si carichino bossoli .45 Acp, gli stessi devono essere nuovi. Se invece sono già stati sparati, vanno ricalibrati con il sizer .45 Acp prima di essere formati al .400 Cor-bon. Trattandosi di bossoli a bottiglia, i die Lee richiedono la lubrificazione del corpo del bossolo con l’apposito grasso (previa accurata pulizia) prima della ricalibratura. La Dillon comunque produce per il .400 Cor-bon, oltre che per il calibro .357 Sig, costosi die al carburo di tungsteno, con i quali non è obbligatorio lubrificare il bossolo. Nell’ assemblaggio della cartuccia abbiamo ritenuto opportuno svasare leggermente il bossolo per scongiurare deformazioni del colletto durante l’inserimento del proiettile, che avrebbero pregiudicato la cameratura. La Cor-bon dichiara che la svasatura è superflua, se non addirittura sconsigliabile. Riteniamo che il consiglio di svasare poco o nulla il bossolo sia dettato dal timore dell’ indebolimento del colletto in caso di una dilatazione eccessiva. E con i bossoli a bottiglia il rischio che la tensione esercitata dal colletto sul proiettile sia insufficiente, è sempre in agguato. Per lo stesso motivo, la Cor-bon consiglia una crimpatura energica. Un’ultima raccomandazione: l’ utilizzo dei bossoli .45 Acp non presenta controindicazioni. Tuttavia, riteniamo a causa della lunghezza leggermente superiore rispetto ai bossoli dello specifico calibro, è opportuno ritarare il seater se quest’ultimo è stato regolato per crimpare in modo deciso i bossoli .400. Altrimenti c’è il rischio che la crimpatura sui bossoli .45 sia eccessiva e che gli stessi cedano in corrispondenza della spalla. Le cartucce assemblate con i criteri descritti hanno alimentato e camerato in modo impeccabile. Dai bossoli di risulta abbiamo rilevato tracce d’affumicatura contenute e l’assenza di rigonfiamenti anomali. Lo sforzo richiesto per la ricalibratura dei bossoli sparati nella Taurus con la dose citata è stato assolutamente trascurabile. Le impronte di percussione sono state abbastanza centrate e di buona potenza. Più che da fenomeni pressori oltre la norma, riteniamo che il lieve accenno di craterizzazione presente all’ innesco di tutte le ricariche sia stato determinato dalla conformazione del foro d’egresso del percussore, leggermente svasato come per le semiautomatiche Beretta 92/98. Le cartucce si sono dimostrate potenti, avendo spinto il proiettile Fiocchi Fmjtc di 170 grs alla velocità media di 355 m/sec, cui corrisponde un’energia cinetica media di 71 kgm. Energie superiori si potranno ottenere con altre combinazioni polvere/proiettile, in special modo impiegando palle più leggere e veloci. Si tenga anche presente che la canna della precisa Pt 400 misura 4¼”: con canne più lunghe, le prestazioni risulteranno superiori. Nel corso delle prove pratiche abbiamo talvolta registrato il blocco del carrello in posizione arretrata e la mancata estrazione del bossolo spento, anche se bastava scuotere l’arma, dopo averla scaricata, per ottenere la fuoriuscita di quest’ultimo dalla camera di scoppio. Il rientro in camera è stato sempre agevole, a confermare il valore pressorio contenuto. Prove di precisione sono state condotte alla distanza di 25 metri in tiro lento mirato, scattando in Singola azione, con impugnatura a due mani e senza appoggio. Le rosate ottenute nel corso delle pur brevi prove pratiche sono state ottime. L’ azzeramento di fabbrica delle mire è risultato abbastanza giusto, avendo riscontrato una divergenza trascurabile tra punto mirato e punto d’impatto. Le reazioni allo sparo hanno condizionato la cadenza nel tiro rapido. Il rinculo secco e l’impennamento marcato e repentino, infatti, rendono difficile la gestione dell’arma. Il botto è coreografico. Chi aspira a padroneggiare una semiautomatica in .400 Cor-bon, dovrà sottoporsi a un allenamento intenso, come del resto è richiesto quando si spari con il 10 Auto o con il .45 Acp, con buona pace di chi considera quest’ultima cartuccia corposa ma docile al tiro. Le cadenze ottenibili con la Pt 400 sono comunque più che sufficienti per l’uso pratico. I colpi vanno a segno con precisione, una volta che ci si è assuefatti alla curvatura marcata del grilletto e alle caratteristiche dello scatto, caratterizzato da una precorsa fluida ma abbastanza lunga e da un secondo tempo netto e non leggerissimo. Le guancette in gomma dura sono abbastanza grippanti. Essendo monofilare, l’impugnatura fornisce una presa salda anche a chi ha mani piccole. Gli intagli verticali di presa, presenti sia sul lato anteriore sia sul dorso del fusto, rinsaldano la presa. L’elsa dovrebbe evitare che il cane pizzichi la mano forte anche per i tiratori con mani grandi. Sebbene estesa in lunghezza, l’impugnatura è sottile e contribuisce, con il grilletto curvo, al contenimento del trigger reach. I comandi sono ravvicinati e non richiedono uno sforzo eccessivo per l’azionamento. Solo la sicura ambidestra va premuta con decisione, per provvedere al disarmo del cane. La Pt 400 non passa inosservata, caratterizzata com’è da linea moderna e da finiture vistose (in primo luogo il fusto “cangiante”) ma a nostro giudizio piacevoli. L’organizzazione meccanica abbina elementi mutuati da schemi eterogenei, quali la chiusura geometrica tipo Colt-Browning modificato e il fusto di evidente ispirazione Beretta 92, ma di tipo monofilare. Il complesso dei sistemi di scatto e sicura mette il tiratore al riparo dalla partenza accidentale del colpo durante il porto e il maneggio. La facilità d’utilizzo e la prontezza d’impiego beneficiano dell’azione mista e della leva di sicura che funge anche da abbatticane. La cameratura è sicuramente interessante per l’ utente esigente, il tiratore esperto e il ricaricatore consumato. La facilità con cui l’arma in .400 Cor-bon può essere convertita al .45 Acp rende auspicabile l’iscrizione al Catalogo nazionale, allo stesso numero, dell’arma con entrambi i calibri. La disponibilità della canna in conversione estenderebbe, infatti, la latitudine di sfruttamento, potendo impiegare due cartucce di sicuro interesse. [
] L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di marzo 2001. [
] Produttore: Forjas Taurus S.A., Av. Do Forte 511, Vila Ipiranga, tel. 051/34.74.000, fax 051/34.73.075, Porto Alegre, Rs Taurus International Manufacturing, Inc., 16175 N. W. 49th Avenue, Miami, Florida 33014, Tel. 0055/30.56.24.11.15, fax 0055/30.56.23.75.06, www.taurususa.com Importatore: Prima Armi, via Kennedy 8, 10064 Pinerolo (To), tel. 0121/32.14.22, fax 0121/39.87.39, prima@primarmi.it Modello: Pt 400 Tipo: pisola semiautomatica Calibro: .400 Cor-bon Impiego specifico: difesa personale Meccanica: chiusura geometrica a corto rinculo sistema Colt-Browning modificato Alimentazione: caricatore monofilare Numero colpi: 8+1 Scatto: azione mista Percussione: indiretta mediante cane esterno e percussore inerziale Sicura: leva ambidestra sul fusto con funzione sia di disarmo, sia di sicura manuale; blocco automatico del percussore; mezza monta del cane Lunghezza canna: 108 mm (4¼”) Mire: tacca di mira e mirino fissi; riferimenti bianchi 3-dot system per il tiro in condizioni di luce sfavorevole Lunghezza totale: 190,5 mm (7½”) Peso: 836 grammi Materiali: acciaio inox; fusto in lega leggera Finitura: lucida N° del Catalogo nazionale: 12.646 Prezzo: 774,69 euro circa, Iva inclusa, per la versione inox; 748,86 euro circa, Iva inclusa, per la versione brunita