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] Quando si pensa al marchio Browning, la memoria corre immediatamente ai fucili semiautomatici da caccia, a partire dal celebre modello 1903 che il geniale John Moses, a inizio Novecento, progettò per la belga Fn, prima azienda al mondo a produrre in serie un tipo di fucile che avrebbe trasformato il modo di andare a caccia. Ma il marchio Browning merita attenzione anche per quel che riguarda le pistole, a partire da quella straordinaria creatura, ancora oggi così attuale, che è stata la Hp 35, o Gp 35 che dir si voglia, fino ad arivare alla più recente produzione di semiauto destinate al Tiro a segno. La Buck Mark è una linea di pistole in calibro .22 Lr pensata per coloro che vogliono avvicinarsi alle linee di tiro di un poligono, affidandosi a un’arma estremamente affidabile dal punto di vista meccanico, nonostante il prezzo contenuto. Della Buck Mark esistono varie versioni: la Field & Buck Mark, la Micro, la Silhouette, la Varmint e la Unlimited, meccanicamente identiche, ma differenti per lunghezza di canna, e quindi lunghezza totale, a seconda delle discipline alle quali sono destinate. Negli Stati Uniti, in particolare, le pistole calibro .22 Lr sono utilizzate non soltanto per il tiro accademico, ma anche per il plinking e per alcune varianti del Tiro dinamico con il piccolo e divertente calibro. La Buck Mark che abbiamo voluto mettere alla prova è la Target 5.5, la versione caratterizzata da una base in grado di ospitare congegni ottici elettronici di puntamento. Di serie, però, la Target monta soltanto organi di mira meccanici: la tacca è regolabile in altezza e derivazione, come altre versioni della Buck Mark, mentre il mirino a palo è regolabile in altezza, agendo sulla piccola vite tipo Allen, posta sulla faccia anteriore del carrello, qualche millimetro sopra la volata della canna. Nei congegni di mira, dunque, stanno le principali differenze di una versione che, per esempio, con il montaggio di un puntatore a punto rosso diventa assai divertente per il Tiro dinamico con piccolo calibro (in Italia, alcune sezioni del Tsn movimentano le domeniche dei soci con il divertente tiro alla lattina). Un’altra caratteristica degli organi di mira sta nel fatto che sia la tacca sia il mirino sono protetti da un tunnel: entrambi possono scorrere sulla base, bloccata sulla pistola mediante tre viti tipo Allen. Il tunnel del mirino è classico a forma cilindrica, mentre quello sulla tacca di mira è squadrato, dalla forma piuttosto inconsueta. Non dà particolare fastidio, ma non ci pare neppure che questo accorgimento sia del tutto indispensabile. Il tunnel consente di regolare la tacca di mira in altezza, facendo passare la punta di un piccolo cacciavite attraverso il foro del quale è dotato il piano superiore. Per la regolazione della derivazione, invece, è praticamente necessario, anche per non correre il rischio di graffiare le superfici brunite opache, far scorrere in avanti di un paio di tacche, sulla base, il tunnel, per poi agire sulle vite posta sul lato destro della tacca. In entrambe le direzioni, le regolazioni risultano precise (per l’altezza sono disponibili 16 click) così come costanti si sono rivelati i conseguenti spostamenti del punto d’impatto del proiettile sul bersaglio. Non è un aspetto da sottovalutare, perché, spesso, nelle armi di fascia economica l’efficacia e la precisione della tacca risentono del contenimento i costi. Per quel che riguarda la meccanica, la Browning non poteva che scegliere il sistema che proprio il grande progettista mormone aveva proposto per primo nel 1895. Le Buck Mark, infatti, sono pistole semiautomatiche a canna fissa, con chiusura labile, o blow-back, un sistema semplicissimo, ma che sul piccolo .22 Long rifle garantisce un funzionamento regolare del ciclo di riarmo. Inoltre, le ridotte dimensioni e il peso limitato delle masse in movimento nella fase di sparo esaltano le doti di precisione della Buck Mark, così come delle semiautomatiche che adottano il blow-back. Soltanto il piccolo carrello si muove: quando arretra, il bossolo viene estratto dalla camera di scoppio ed espulso, mentre quando avanza viene camerata una nuova cartuccia, prelevata dal caricatore monofilare, che ne può contenere fino a un massimo di dieci. La finitura delle parti metalliche dell’ esemplare che abbiamo utilizzato per la nostra prova era brunita opaca, ma esiste anche la versione bicolore, con base porta ottiche e castello finiti con nichelatura, mentre tacca, mirino, e rispettivi tunnel, carrello e canna sono bruniti opachi. La linea è resa molto pulita dall’essenzialità dei leveraggi, completamente assenti sul lato destro della pistola, mentre su quello sinistro sono presenti: la leva per mandare in chiusura il carrello-otturatore rimasto bloccato in apertura dopo aver sparato l’ultimo colpo, raggiungibile in modo piuttosto agevole con il pollice della mano forte; il pulsante per lo sgancio del caricatore e la leva della sicura, la più arretrata delle tre. La sicura può essere inserita soltanto nel momento in cui sia stato inserita una cartuccia in camera di scoppio e non si intenda sparare. Un’eventualità, questa, comunque da evitare assolutamente sulle linee di tiro di un poligono, dove la pistola deve essere sempre scarica quando non la si utilizza, ma che è, al contrario, necessaria se la Target 5.5 viene utilizzata per gare di Tiro dinamico, che, in alcuni stage richiedono di tenere la pistola in condition one. Esistono almeno tre tipi di guancette utilizzate sulle varie versioni: in legno lisce, in plastica nera anatomiche e in noce anatomiche. Queste ultime equipaggiano la Target 5.5: sono abbastanza comode, anche se il raccordo con il castello, sulla parte posteriore della pistola, potrebbe essere migliore. Di tutta la serie Buck Mark, la Target 5.5 è di fatto la più pesante (1.006 grammi, scarica), fatta eccezione per la Bullseye, che è dotata, però, di una canna più lunga di oltre due pollici (circa 55 mm in più). Su questo dato influiscono la presenza della base per il montaggio delle ottiche e la canna pesante. Entrambi danno maggiore stabilità alla pistola, sulla quale è praticamente inesistente il rilevamento della canna. La volata è “incassata” per poco più di un millimetro nel voluminoso “tubo”, per garantirle un’efficace protezione in caso di urti. Le prestazioni del calibro, abbinate a questo tipo di canna, fanno sì che, anche dopo diversi colpi sparati in rapida sequenza, il calore venga dissipato assai rapidamente, il tutto a vantaggio della qualità delle prestazioni. Per smontare la canna, bisogna prima svitare una delle tre viti, posta all’estremità posteriore della pistola, che uniscono la base porta ottiche alla pistola stessa. Poi bisogna allentare la vite che si trova sotto alla canna, davanti al ponticello. A quel punto, la canna è libera di basculare verso il basso e può essere rimossa, sfilando il rampone che la blocca al castello. Tutta la serie delle Buck Mark ha uno scatto in Singola azione, con un peso di sgancio che può variare, a seconda delle esigenze del tiratore, da un minimo di 1.150 a un massimo di 2.250 grammi. Nell’esemplare Target 5.5 utilizzato per la nostra prova, il primo impatto non è stato subito positivo, poi, cominciando a sparare e dopo aver operato un paio di regolazioni abbiamo trovato un buon feeling con la scatto, che ci ha permesso di ottenere prestazioni davvero buone. Anche se la naturale destinazione della Target 5.5 è un tipo di tiro un po’ più dinamico, abbiamo cercato di ottenere buone rosate sparando alla classica distanza dei 25 metri, limitandoci a tirare alcune serie in tiro rapido, per constatare un funzionamento privo di indecisioni e malfunzionamenti. L’unico problema l’abbiamo registrato con le munizioni Eley pistol standard, con le quali si sono verificate alcune “cilecche” (almeno cinque, su una scatola di 50 colpi). Ma l’esperienza di alcuni di tiratori che conoscono bene l’eccellente munizione britannica ha confermata quella che era stata la nostra prima impressione: non si è trattato di un’indecisione del sistema di percussione della piccola Browning, bensì i capricci di un innesco che ha già fatto soffrire altre pistole. Oltre alle Eley, abbiamo ritenuto sufficiente testare la Buck Mark con altre munizioni standard, di quelle, cioè, più facili da trovare nelle armerie e nelle sezioni del Tsn e che più spesso vengono utilizzate dai tiratori non agonisti, proprio quelli per i quali è pensata la serie Buck Mark. Le altre tre munizioni utilizzate sono state le Fiocchi Maxac, e due munizioni di casa Olin: la sempreverde Winchester T22 e la meno nota Diamond, tutte accomunate da un prezzo decisamente alla portata di tutti. Se si tiene presente lo scarso affiatamento che, inevitabilmente, si ha con una pistola nuova, le rosate ottenute sono soddisfacenti: in particolare, come concentrazione dei 5 colpi, la migliore è risultata quella con le T22, sufficiente quella con le Diamond, mentre quelle con le Fiocchi Maxac e con le Eley pistol sono state rovinate da un colpo “strappato”, chiara responsabilità del tiratore e non della pistola. Le Eley si sono dimostrate le più lente del lotto, con un media di 284 m/sec, ma anche le più costanti in assoluto (285, 282, 285 m/sec le velocità dei tre colpi cronografati alla bocca). Buona anche la media velocitaria delle Diamond (307, 310, 302 m/sec), mentre un po’ più “lunatiche” si sono dimostrate le Winchester T22 (303, 296, 308 m/sec) e le Fiocchi Maxac (296, 290, 303 m/sec). La Browning Buck Mark Target 5.5 in calibro .22 Lr si è dimostrata una pistola che, con un minimo di inevitabile affiatamento, sa fornire ottime prestazioni. Le infinite configurazioni (ben diciotto, anche se, per il momento, non tutte sono importate) previste dalla gamma Buck Mark, sono in grado di soddisfare le esigenze di qualsiasi tipo di tiratore. Noi la consigliamo, in particolare, a coloro che vogliono avvicinarsi al Tiro a segno, passando da un attrezzo propedeutico ad armi più sofisticate. Anche il tiratore navigato, che ogni tanto ha voglia di far riposare le proprie orecchie e le proprie braccia dalle sollecitazioni dei grossi calibri, può, però, trovare nella Buck Mark un appagante “passatempo”. Il prezzo, poi, non teme rivali: la Target, che è una delle versioni più care della semiauto, arriva a costare intorno alle 850.000 lire, ma le versioni standard, progettate proprio per il tiro accademico si aggirano intorno alle 700.000 lire, molto poco se paragonato alla qualità complessiva che le Buck Mark possono mettere sul piatto della bilancia. L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di ottobre 2000 Produttore: Browning Sa, Parc Industriel des Hauts Sarts, 3éme Avenue 25, B 4040 Herstal, Belgium, fax 00.32.42.40.52.12, www.browning.com Importatore: Bwmi, c.so Garibaldi 29, 25122 Brescia, tel. e fax 03.04.51.44, federick.colombie@tin.it Modello: Buckmark 22 Target 5.5 Tipo: pistola semiautomatica Calibro: .22 Lr Impiego specifico: Tiro a segno e plinking Meccanica: chiusura a massa Alimentazione: mediante caricatore monofilare Numero colpi: 10+1 Scatto: Singola azione (con possibilità di regolazione del peso di scatto) Percussione: a percussore lanciato Sicura: manuale sul fusto, a leva, inseribile quando il colpo è inserito in camera di scoppio Lunghezza canna: 5 ½” (140 mm) Lunghezza totale: 9 5/8″ (244,4 mm) Mire: mirino a palo regolabile e tacca di mira regolabile in altezza e derivazione. Sia la tacca sia il mirino sono protetti da tunnel che scorre tipo Picatinny Spessore: 1 5/8″ (41,27 mm) Altezza: 5 5/16″ (134,9 mm) Linea di mira: 8 ¼” (209,5 mm) Peso: 1.006 grammi (scarica) Materiali: guancette anatomiche in noce Finitura: brunita opaca (disponibile anche cromata) Numero di Catalogo nazionale: 10.742 Prezzo: 352 euro, Iva inclusa