Un professore universitario pubblica su Twitter messaggi ritenuti apologia di Adolf Hitler: la procura apre un fascicolo, la prefettura gli vieta di detenere le armi e il Tar conferma il provvedimento
Tiene banco da oltre un anno la polemica che ha investito un professore dell’Università di Siena che, sul proprio profilo Twitter, aveva pubblicato una serie di messaggi e di frasi ritenute inneggianti ad Adolf Hitler. L’ultima tra quelle pubblicate, in particolare, era un commento alla fotografia del dittatore che diceva: “Vi hanno detto che sono stato un mostro per non farvi sapere che ho combattuto contro i veri mostri che oggi vi governano dominando il mondo”.
Pressoché immediato lo scandalo e la critica unanime, anche da parte della dirigenza dell’ateneo che ha proposto la destituzione del docente (il quale invece è andato in pensione) e ha presentato denuncia alla procura per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa.
L’aspetto probabilmente inedito della vicenda è che la prefettura ha disposto in capo al professore (oggi ex) il divieto di detenzione di armi e munizioni, con l’obbligo di consegnare le medesime al commissariato). Il destinatario del provvedimento ha presentato ricorso al Tar della Toscana, ma lo scorso 21 gennaio i giudici hanno, invece, ritenuto di confermare la legittimità del provvedimento prefettizio. La difesa aveva eccepito che “le condotte ascrittegli sarebbero ancora tutte da accertare” e che il Gip di Siena aveva ritenuto che la didascalia su Twitter “rientri nel legittimo esercizio della manifestazione del pensiero non essendo rilevabile nella frase in questione alcuna valenza negazionista o antisemita, né alcun turbamento dell’ordine pubblico”. I giudici tuttavia hanno ribattuto che “La pubblicazione del Tweet esprime una critica “ai veri mostri” ma non li esplicita. Congiunta alla foto di Hitler è atta a manifestare più che un dissenso dal liberismo e dalla forma capitale, adesione all’ideologia nazista. È noto che questa si basasse sulla violenza e pertanto, ragionevolmente, l’Amministrazione ha ritenuto di applicare il divieto di detenere armi e munizioni”. Il giudizio in tema di affidabilità nell’uso di queste ultime (previsto dall’articolo 43 Tulps), secondo i giudici “prescinde dal rilievo penalistico del fatto poiché risponde ad altra finalità che non la repressione dei reati”.