Benelli lo ha rifatto! Dopo essersi conquistata la stima dei cacciatori di tutto il mondo grazie alla grande famiglia dei semiautomatici a canna liscia, caratterizzati dal distintivo sistema di chiusura inerziale, l’azienda di Urbino ha deciso di esplorare un altro segmento delle armi dedicate all’attività venatoria che fosse diverso da quello che per decenni è stato il vero e proprio marchio di fabbrica. Era già accaduto con l’Argo (a inizio 2002), carabina a canna rigata dedicata alla caccia al cinghiale; poi di nuovo con il rivoluzionario sovrapposto 828U (presentato allo Shot show nel 2015); in questo 2021 tocca alla prima bolt-action targata Benelli: la Lupo. Il risultato? La certezza di trovarsi tra le mani una carabina che rispetta in pieno quello che può essere ormai tranquillamente definito lo “stile Benelli”: un’arma non banale, nella quale estetica e ricerca tecnologica si fondono in una carabina che è sì accattivante, ma che bada al sodo, assecondando le esigenze del cacciatore di selezione, soprattutto nell’aspetto che più interessa a chi acquista una canna rigata: la precisione, caratteristica decisiva per questo tipo di arma, che ho potuto “toccare con mano” nel corso del nostro approfondito test al poligono Cora di Urbania (Pu).
Centro di gravità
Il cuore della Lupo ruota intorno alla scelta degli ingegneri Benelli di ancorare le componenti principali allo chassis in Ergal, che ha la guardia del grilletto integrata: nella parte anteriore l’astina con zigrinatura Air touch, nella parte posteriore la calciatura super regolabile, oltre all’assemblaggio con l’azione. E questa è la parte meccanicamente fondamentale di questa carabina. L’accoppiamento è preciso e l’inserto in acciaio del recoil lug è “affogato” nello chassis, mentre nella parte anteriore dell’azione è ricavata la fresatura rettangolare che accoglie l’inserto, modalità assai simile a quella scelta dai tecnici sulle carabine Tikka in grado di garantire ottime prestazioni. Acciaio su acciaio (c’è anche chi produce l’inserto in alluminio) assicura la massima stabilità contro le sollecitazioni allo sparo e l’insieme azione-chassis è garantito dalle due viti da serrare a 8 Newton, come suggerito dalla stessa Benelli. L’elevata rigidità dell’azione, inoltre, rende superfluo il bedding. La canna che nel corso del nostro test ha assicurato prestazioni di altissimo livello, è prodotta all’interno del gruppo Beretta, utilizzando acciaio Sae 8641, rotomartellata, lunga 560 millimetri e con passo di rigatura 1:10”. Il passo è ideale per sparare palle medio-pesanti e pesanti che caratterizzano questo calibro, assai utilizzato anche negli Stati Uniti con animali di grossa taglia. Nello stabilimento Benelli, poi, la canna è sottoposta a ulteriori, decisivi trattamenti a partire dal Crio system, cioè quel trattamento criogenico che permette alla canna di assorbire in maniera uniforme le vibrazioni, oltre a garantirle resistenza superiore all’usura. Evidente il trattamento Best (Benelli surface treatment) applicato alle parti in acciaio (canna, otturatore, manetta di armamento e azione): oltre a conferire alla carabina un piacevole colore nero intenso e lucido, questo trattamento ha un ruolo importante anche di protezione dai graffi e dall’usura delle superfici a cui è applicato. La canna ha un classico profilo venatorio con diametro di volata 17,1 millimetri; sulla volata il coprifiletto, sottoposto anch’esso a trattamento Best, protegge il filetto M14x1.
Il sistema di chiusura
I tecnici Benelli hanno optato per un sistema a tre alette poste a 120 gradi e sulla testa dell’otturatore sono posizionati anche l’estrattore a unghia e l’espulsore a pistoncino. Grazie alle tre alette, l’angolo di apertura della leva di armamento è di 60°, a tutto vantaggio dell’eventualità di ripetere con rapidità un secondo colpo. Anche il corpo dell’otturatore è sottoposto al trattamento Best: ho potuto apprezzare la migliore scorrevolezza in fase di chiusura e di apertura dell’otturatore stesso. Il corpo è caratterizzato da un particolare disegno che prevede una parte centrale incassata: in questo modo, il caricatore riesce a restare allineato con il profilo dello chassis e la munizione più alta e più allineata con la camera di cartuccia, a vantaggio di una maggiore fluidità di alimentazione. A proposito di alimentazione, è garantita da un caricatore bifilare, in grado di contenere fino a 5 munizioni, che scendono a 4 con i calibri magnum. La leva per lo sgancio è ricavata nella parte anteriore, a filo con il profilo dello chassis, per eliminare il rischio di sgancio accidentale, ma lo spazio a disposizione consente un agevole azionamento. Azzeccata la scelta di spostare la sicura nella zona di giunzione tra calciatura e azione, cosicché il cursore è ambidestro. Nella stessa zona c’è anche l’avvisatore visivo (colore rosso) e tattile di percussore armato. Sulla destra, in prossimità della manetta di armamento, invece, c’è una piccola levetta: quando la sicura manuale è inserita, infatti, l’otturatore resta in chiusura e la levetta consente di aprire l’otturatore senza disinserire la sicurezza.
Comfort e personalizzazione
Due gli obiettivi: consentire al cacciatore di imprimere una forte personalizzazione, in base alla configurazione del proprio corpo e del proprio viso, e favorire l’impiego della carabina con il massimo comfort, anche con calibri esuberanti. Da qui la scelta di dotare la Lupo del Combtech, il sistema che prevede tre naselli intercambiabili con altezza diversa, ma anche prodotto in materiale in grado di attenuare le vibrazioni sulla guancia. E il Progressive comfort, sistema brevettato da Benelli e inserito all’interno del calcio per assorbire in modo progressivo gli effetti del rinculo. La personalizzazione riguarda anche la possibilità di modificare la lenght off pull (la distanza tra il calciolo e il grilletto): partendo dalla distanza standard di 350 mm, utilizzando i distanziatori prodotti dalla stessa Benelli è possibile fino a 385 mm, per un totale di sei, diverse lunghezze. Se ai tre naselli aggiungiamo le opzioni offerte dalle 4 piastrine di modifica della piega e alle 3 per decidere la deviazione (tutte da sistemare nel punto di giunzione calciatura-chassis) si arriva a ben 36 diverse possibilità di personalizzazione! Anche per l’astina è stata sfruttata un’altra tecnologia Benelli, la Air touch, che rende assai efficace la presa con la mano debole, ma che può aiutare anche a evitare scivolamenti quando si è costretti ad appoggiare la carabina ad appoggi di fortuna.
La nostra prova
Quando siamo arrivati al poligono Cora Candigliano, una ventina di chilometri dalla sede Benelli di Urbino, siamo stati accolti da una giornata che definire invernale è davvero riduttivo: temperatura rigida, scarsa visibilità e, soprattutto, vento, folate di vento che poi rappresentano la condizione climatica peggiore per sparare. A dire il vero, a caccia non è poi così difficile trovare condizioni meteo severe, ma per la prima prova in assoluto della Lupo avevamo osato sperare in qualche cosa di meglio. Partiamo dalla fine: per cercare di sfruttare i pochi momenti di tregua, abbiamo imposto alla Lupo in .30-06 un ritmo del tutto anomalo per una carabina da caccia e, comunque, molto impegnativo anche per una carabina progettata per il tiro sportivo. Risultato? La canna ha sparato quasi tutti i colpi, 120 in meno di due ore, sempre in condizioni di elevato surriscaldamento. Ma la (piacevole) sorpresa è che la rosata non ha mai sofferto di questa condizione e i colpi peggiori sono sempre stati causati da folate di vento, senza mai dimenticare la variabile tiratore. Fin dai primi colpi, ho instaurato subito un ottimo feeling con la Lupo, posizionata su rest anteriore e sacchetto di sabbia posteriore, in posizione di tiro da seduto su bancone. Sono solito toccare il meno possibile la carabina (sto parlando di tiro sportivo, non a caccia), ma ho voluto “assaggiare” anche la sensazione del nasello (io ho utilizzato quello più basso) e devo dire che è decisamente meglio di molti polimeri più “sgarbati” al contatto. Anche per lo scatto, che ho lasciato nelle stesse condizioni di fabbrica che ho trovato sull’esemplare messomi a disposizione, l’affiatamento è stato immediato: pulito, leggero il giusto, senza esagerare. Anche se lo scatto della Lupo è regolabile, con un peso di sgancio che può variare da, circa, un chilogrammo a, circa, due chilogrammi: a otturatore aperto, è possibile agire sul grano di regolazione attraverso la finestra di espulsione con la chiave in dotazione. Se si avvita (senso orario) si aumenta il peso, mentre svitando (senso antiorario) si alleggerisce lo scatto. Ho iniziato da 100 metri, prima di passare ai 200, il massimo, visto la giornata, ma, credo, anche la distanza di riferimento corretta per una carabina destinata alla caccia di selezione. Fin dai primi colpi, le rosate sono state immediatamente di ottima qualità e la cosa mi ha un po’ sorpreso: al .30-06 è stato riservato il passo di 1/10”, più indicato per palle pesanti in questo eccezionale calibro, mentre ottimi raggruppamenti, intorno al moa, li ho ottenuti anche con palle più leggere e questo certifica la qualità delle lavorazioni della canna, in primis, nonché alla validità dell’insieme azione in acciaio/chassis in Ergal. Avrei voluto azzardare anche qualche rosata a distanze superiori, ma veramente le condizioni non avrebbero consentito di raccogliere utili e attendibili. Ma al di là di questa considerazione il giudizio non viene spostato di un millimetro: la Benelli ha messo a segna un gran colpo con la sua prima bolt-action. La Lupo è bella, curata, tecnologica, ha un prezzo pienamente proporzionato a ciò che offre e, poi, offre ciò che più sta a cuore a un cacciatore: la precisione!
Scheda tecnica
Produttore e distributore: Benelli spa, via della Stazione 50, 61029 Urbino (Pu), tel. 0722.3071, info@benelli.it
Modello: Lupo Best
Tipo: carabina bolt-action
Calibro: .30-06; disponibili anche .300 Winchester magnum (passo di rigatura 1:11”), .308 Winchester (passo di rigatura 1:11”), .270 Winchester (passo di rigatura 1:10”), 6,5 Creedmoor (passo di rigatura 1:8”), .243 Winchester (passo di rigatura 1:10”)
Alimentazione: caricatore bifilare da 5 colpi (4 colpi nei calibri magnum)
Destinazione d’uso: caccia di selezione
Funzionamento: a otturatore girevole-scorrevole
Sicure: a cursore sulla coda dell’azione, ambidestra a 2 posizioni; leva blocco otturatore
Canna: Crio free-floating Best rotomartellata, lunga 560 mm (22”) con coprifiletto e passo di rigatura 1:10”; 610 mm (24”) nei calibri .300 Win mag e 6,5 Creedmoor
Lunghezza totale: 1.082 mm con canna lunga 560 mm; 1.133 mm con canna lunga 610 mm
Peso dichiarato: 3.180 grammi (3.230 grammi con canna lunga 610 mm)
Scatto: a tre leve, regolabile senza smontaggio, con peso di sgancio che può variare da un minimo di 10 a un massimo di 20 Newton (da 2,2 a 4,4 libbre)
Materiali: chassis in Ergal; canna e azione in acciaio
Finitura: chassis anodizzato satinato nero; per canna, otturatore, manetta dell’otturatore, azione, copri filetto, leva di bloccaggio dell’otturatore trattamento Best lucido
Prezzo: 1.900 euro, Iva inclusa
Che cos’è il Best
Il trattamento superficiale a cui sono sottoposti otturatore, manetta dell’otturatore, canna, azione, copri filetto, leva di bloccaggio dell’otturatore della Lupo è il Best: Benelli surface treatment. Ha debuttato sul mercato nel 2018 con il modello Benelli Raffaello Be Diamond e rappresenta il punto più alto nel trattamento dei metalli raggiunto dall’azienda di Urbino, che una decina di anni prima aveva già introdotto sui suoi semiautomatici a canna liscia anche il Crio system, trattamento criogenico che, oltre a migliorare la performance balistica, ha anche effetti positivi sulla vita operativa della canna, più resistente all’usura e meno attaccabile dai residui della combustione.
Per raggiungere l’attuale livello qualitativo del Best, che in inglese suona anche come “il migliore”, Benelli ha investito importanti risorse finanziarie (due milioni di euro) e tecnologiche. Recentemente, nello stabilimento di Urbino è stata creata una seconda “isola” per aumentare la produzione di parti sottoposte al trattamento. Il Best non è tanto un plus estetico, ma una vera e propria rivoluzione tecnologica che potremmo definire “green” e che nel giro di pochi anni potrebbe portare all’eliminazione di brunitura e cromatura. Tale trattamento ha attirato sulla Benelli l’interessamento anche di colossi dell’automotive, interessati ad applicazioni diverse.
Tra i tanti test eseguiti in Benelli, le prove in nebbia salina delle parti sottoposte al trattamento Best hanno evidenziato un miglioramento 100 volte superiore a quella di una canna brunita e non oliata e di 40 volte rispetto a una canna oliata. È un trattamento chimico-fisico in ambiente ad atmosfera controllata, a bassa temperatura, con deposizione di carbonio ibridizzato Sp3 e grafite migliorata in forma Sp2. Garantisce maggiore resistenza all’abrasione e una resistenza eccezionale alla corrosione e grazie alla grafite conferisce un nero intenso e omogeneo, caratteristiche che si mantengono inalterate nel tempo. Gli ingegneri Benelli sottolineano anche come il Best risolva anche il problema dell’accoppiamento, aumentando il coefficiente di attrito e, quindi, la velocità operativa.