È uno dei personaggi più amati di Hollywood, anche se probabilmente uno dei meno “omologati”, grazie innanzi tutto alle sue dichiarazioni, fatte in più occasioni, contro il “politically correct”. Parliamo di Clint Eastwood, icona del cinema statunitense, giunto alla celebrità come attore (dapprima nei celebri Spaghetti western diretti da Sergio Leone), diventato leggenda come regista di film immortali come Million dollar baby o Lettere da Iwo Jima.
Per gli appassionati d’armi rappresenta indubbiamente una icona, già quando era calato nel personaggio western del “biondo”, con l’inseparabile poncho, il revolver Colt Navy e il sigaro perennemente tra le labbra, ma soprattutto con la serie di film polizieschi “Dirty Harry”, con i quali ha reso immortale il celebre revolver Smith & Wesson 29 calibro .44 magnum. Senza dimenticare le 1911A1 e il Garand M1 branditi fieramente nel film Gran Torino, in cui è stato sia attore, sia regista.
Per la verità, al di fuori del cinema, Clint Eastwood in relazione alla normativa in materia di armi non è uno sfegatato conservatore e difensore “a prescindere” del secondo emendamento come molti potrebbero essere portati a pensare: anzi, almeno dal 1973 ha in più occasioni esplicitato posizioni favorevoli a un maggior controllo in materia di armi legalmente detenute, con particolare riferimento alla necessità di una registrazione di tutte le armi vendute. Posizioni, peraltro, espresse sempre con grande equilibrio e pacatezza, lontano dagli estremismi dei suoi molti colleghi di Hollywood.