Quello dei cinghiali, che hanno ormai invaso la città di Roma causando danni e incidenti stradali, è uno degli argomenti più caldi della campagna elettorale per l’elezione del sindaco della Capitale, ma, da pochi giorni, la battaglia si è spostata anche nelle aule dei tribunali. A dare il via alla battaglia legale è stato il sindaco Virginia Raggi, che ha presentato un esposto alla procura di Roma per segnalare quelle che, a suo dire, sarebbero delle inadempienze da parte della regione Lazio nella gestione della fauna selvatica. «La presenza massiccia e incontrollata dei cinghiali in città», ha dichiarato il sindaco Raggi, «sarebbe conseguenza della mancata previsione e/o attuazione da parte della Regione Lazio di efficaci piani di gestione. Secondo l’articolo 19 della legge nazionale 157/92 sono le regioni a dover provvedere al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia». Stando sempre a quanto dichiarato da Virginia Raggi, la regione Lazio sarebbe inadempiente per quanto riguarda il rispetto del protocollo d’intesa sulla gestione della fauna selvatica e l’individuazione di aree per “ricollocare” gli animali catturati.
Il presidente Nicola Zingaretti, di contro, accusa il sindaco di non aver provveduto a una corretta gestione del problema dei rifiuti che sarebbe la reale causa della presenza dei cinghiali in città.
«Nelle città bisognerebbe che il sindaco fosse abilitato a intervenire con proprie ordinanze per l’abbattimento», ha dichiarato Stefano Masini, docente di diritto agrario all’Università degli studi Tor Vergata. «Le soluzioni», ha aggiunto, «si intrecciano nelle competenze di Stato e Regioni. È vero che l’attività venatoria è di competenza delle regioni ma la tutela della fauna è di competenza statale».