Si sono concluse con tre arresti le indagini seguite all’omicidio dell’architetto quarantanovenne Roberto Mottura, ucciso nella propria casa a Piossasco, in provincia di Torino, durante una rapina in abitazione. Gli arrestati sono tre albanesi e uno di essi, ritenuto il basista e verosimilmente colui il quale ha materialmente sparato a Mottura, era stato peraltro destinatario di un decreto di espulsione, alcuni anni fa. Le indagini hanno, conseguentemente, confermato non esserci alcun legame pregresso tra la vittima e gli assalitori. In particolare, la circostanza che Mottura fosse un legale detentore di armi aveva portato taluni a insinuare singolari teorie su quanto potesse essere successo nella casa in quel drammatico giorno.
Non si può fare a meno di tornare a proporre una riflessione sulla trasformazione, in senso più violento e aggressivo, del fenomeno dei furti in abitazione, che vengono sempre più facilmente commutati, senza alcun apparente scrupolo, in rapine, con la presenza di armi illegali che non si ha esitazione alcuna a impiegare contro i proprietari di casa, anche quando il valore degli oggetti sottratti sia del tutto insignificante, come è stato in questo caso. Così come non può restare in secondo piano che la casa dell’architetto fosse stata già reiterato bersaglio dei ladri, nei mesi precedenti.