L’emergenza peste suina africana in Italia corre veloce, con numerose operazioni di ricerca di carcasse infette in Piemonte, Liguria e Lombardia, che hanno determinato una serie di nuovi ritrovamenti. L’ultimo alle porte della città di Genova, a Staglieno, che porta il numero totale di soggetti infetti ritrovati a 27 ed estende l’area interessata dal fenomeno a oltre 700 km2 tra Liguria e Piemonte.
«Per contrastare l’epidemia nell’arco dei prossimi 12 mesi sarà indispensabile abbattere circa 50.000 cinghiali», questa la dichiarazione di Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, che conferma l’importanza del ruolo svolto dal mondo venatorio nel contrasto all’epidemia di peste suina africana. I cinghiali, secondo Allasia, «si sono rivelati, come purtroppo avevamo denunciato da tempo, vettori della peste suina africana. La proliferazione di questi selvatici è ormai abnorme e occorre riportare in equilibrio l’ambiente naturale che oggi è messo a rischio anche per quanto riguarda la tutela della biodiversità».
Il numero di 50.000 cinghiali, per altro, non è casuale. Stando al “Manuale operativo pesti suine”, redatto dal Centro nazionale di lotta ed emergenza contro le malattie animali e dall’Unità centrale di crisi della Direzione generale sanità animale e farmaci veterinari del ministero della Salute, per un’efficace opera di contenimento sarebbe necessario l’abbattimento di una quantità doppia di cinghiali rispetto a quelli abbattuti in una normale stagione venatoria. Escludendo le stagioni 2020 e 2021, fortemente limitate dalla pandemia di Covid 19, il numero medio di cinghiali abbattuti nella regione Piemonte, Infatti, è proprio di 25.000 esemplari.
Nel frattempo il ministero della Salute e quello delle Politiche agricole e forestali, insieme con i presidenti delle regioni Piemonte e Liguria, hanno nominato Angelo Ferrari (direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta), in qualità di commissario interregionale per la gestione dell’emergenza, affidandogli l’incarico di dirigere l’unità di crisi.