Prendo spunto da un fatto tragico per una riflessione, a mio avviso necessaria, sulla preparazione dei cacciatori nel fronteggiare le emergenze e gli incidenti che possono verificarsi sul terreno di caccia. In particolare faccio riferimento all’incidente verificatosi nella zona di Castell’Azzara, tra le province di Siena e Grosseto, che ha visto coinvolto uno dei canai durante una braccata, ferito mortalmente da un cinghialeche, pare, aveva precedentemente colpito in modo non letale. L’animale si è rialzato e, forse tentando di fuggire, lo ha caricato causandogli profonde ferite, che hanno interessato anche l’arteria femorale, provocando una grave emorragia. Anche lanciando un’immediata richiesta d’aiuto via radio, con il soccorso immediato dei compagni di caccia, nulla si è potuto fare. Sia i sanitari intervenuti, sia l’elisoccorso, non hanno potuto che constatare il decesso per dissanguamento.
Questa ennesima tragedia (che, vista l’entità della ferita, difficilmente poteva essere evitata), ci impone comunque una riflessione sull’esigenza, sempre presente, di porre in atto una serie di contromisure che, in futuro, potrebbero permettere di salvare anche una sola vita, o almeno di mitigare le conseguenze più gravi di un incidente. È da molto tempo, per esempio, che consigliamo alle squadre di caccia al cinghiale di prestare maggior attenzione alla formazione in ambito di primo soccorso.
Riteniamo che tutti i capisquadra, oltre ai vice e magari qualche altro componente, dovrebbero frequentare un regolare corso di primo soccorso. Questo per consentire di effettuare un rapido intervento di stabilizzazione del ferito, in modo da consentire la sopravvivenza dello stesso fino all’arrivo dei soccorsi e scongiurare l’insorgere di complicazioni. Sono poche le cose che si potrebbero insegnare e si dovrebbero conoscere, come, per esempio, il trattamento di un’emorragia, le posizioni di sicurezza oppure l’immobilizzazione di una frattura. Di conseguenza sarebbe consono che ogni squadra fosse dotata di una cassetta portatile di primo soccorso, completa di bende per fermare un’emorragia, qualche farmaco salvavita, un paio di stecche per una frattura, un paio di lacci emostatici per sanguinamenti e anche un piccolo manuale per sapere cosa fare e soprattutto cosa non fare.
È importantissimo anche avere un paio di coperte termiche, di minimo ingombro e peso, che riducono il rischio di ipotermia, tenendo conto che durante la stagione di caccia le temperature sono spesso piuttosto rigide. Tutto questo potrebbe tornare utile anche per le frequenti ferite in cui incorrono i nostri cani.
È importante anche essere in grado, con l’ausilio delle apposite app sugli smartphone, di comunicare le coordinate precise del punto in cui si trova il ferito, facilitando l’intervento dei soccorsi. Visto che spessissimo non c’è linea nei nostri boschi e siamo totalmente isolati, sarebbe importante avere in ogni squadra un telefono satellitare per comunicare con i soccorsi anche da luoghi remoti, che costa, per i modelli standard, un quarto di una carabina semiautomatica. Queste le nostre proposte, sperando che anche le associazioni venatorie le facciano proprie, per dare a noi cacciatori la possibilità di una evoluzione positiva che ormai è richiesta a chiunque abbia la pretesa di gestire fauna e ambiente.