Federcaccia e Face (Federazione europea per la caccia e la conservazione) hanno diffuso due comunicati, nei quali viene commentata la votazione, da parte del Parlamento europeo, della cosiddetta legge sul ripristino della natura, che lo scorso novembre aveva concluso la fase di trilogo. La norma non ha ancora concluso definitivamente il proprio iter, visto che dovrà essere ufficialmente fatta propria dal Consiglio.
“Questo regolamento copre una vasta gamma di ecosistemi, ciascuno con obiettivi di ripristino definiti”, si legge nel comunicato Face, “per quanto riguarda gli ecosistemi agricoli e forestali, vengono elencati indicatori specifici che mostrano le potenziali tendenze per migliorare la biodiversità. Ulteriori obiettivi sono fissati per i fiumi, gli impollinatori e gli ecosistemi urbani. Il ripristino dell’habitat è fondamentale per il recupero della piccola selvaggina, che è stata pesantemente colpita dal cambiamento nell’uso del territorio in tutta Europa. Il successo dell’attuazione di questa legge dipenderà dalla progettazione da parte degli Stati membri di validi “piani nazionali di ripristino” in modo proattivo con le parti interessate quali agricoltori, proprietari terrieri, cacciatori, silvicoltori e altri attori chiave. Ciò è essenziale per garantire che le iniziative sul campo abbiano successo a lungo termine”.
Torbjörn Larsson, presidente di Face, ha aggiunto: “Ripristinare la natura non è una novità per i cacciatori europei. Tuttavia, con questo nuovo quadro, saremo pronti a lavorare duramente per garantire il successo di tutte le parti interessate. Poi, vedremo i reali benefici per le persone e la natura”.
Federcaccia, sulla questione ha commentato: “La votazione dello scorso 27 febbraio al Parlamento Europeo mette un punto a favore della possibilità di ricostituire e conservare gli habitat utili alla fauna selvatica, in particolare quelli agricoli, dove il declino di molte specie è più allarmante. Anche le pianure costiere, le foci dei fiumi, le spiagge e molti corsi d’acqua in quasi tutte le regioni d’Italia hanno subito un degrado causato da cementificazione, abusivismo, mancato rispetto degli habitat naturali. Non sarà facile raggiungere gli obbiettivi che questa legge si prefigge, ma la previsione di Piani nazionali di ripristino rappresenta un elemento da considerare positivamente, che responsabilizza gli Stati membri Ue e offre la possibilità di un dialogo fra tutti i portatori d’interesse e le Istituzioni. Inquadramento legislativo a parte – la legge deve ancora affrontare un passaggio prima di diventare effettiva – ci preme sottolineare che anche in sua assenza il mondo venatorio ne porta avanti lo spirito da ben prima che si parlasse di codificarlo. I cacciatori italiani per esempio, da anni realizzano concreti esempi di ripristino e conservazione ambientale: basti pensare alla stima minima di 27.000 ettari di aree umide gestite e/o ripristinate, o alla ricostituzione delle aree prative montane grazie agli interventi dei Comprensori alpini, oppure al finanziamento con i soldi dei cacciatori derivanti dalle quote d’iscrizione agli Atc oppure direttamente dai concessionari di Afv, per colture a perdere, siepi, boschetti e punti di abbeverata per la fauna.
Federazione Italiana della Caccia si augura che il Piano Italiano per il Ripristino della Natura nasca a livello centrale presso i Ministeri competenti e coinvolga il mondo venatorio per un’azione sinergica verso progetti realizzabili e soprattutto che non rappresenti l’ennesimo tentativo di far coincidere pretestuosamente “ripristino” con l’assoluto divieto di svolgere qualsivoglia operazione che non sia una assoluta – quanto inutile – tutela vuota da concrete azioni gestionali. Perseguendo questo obbiettivo auspichiamo finanziamenti ad hoc, predisposti e gestiti dai Ministeri competenti in collaborazione con le Regioni. Certamente non vorremmo che ci si appoggi sui fondi Pac, difficilmente orientabili verso le iniziative a favore degli habitat naturali. Allo stesso modo suggeriamo e ci auguriamo un indirizzo delle azioni verso il ripristino di habitat agricoli utili alla piccola selvaggina e ai migratori legati a questi ambienti, che oggi è la vera emergenza, individuando con il mondo agricolo operazioni sinergiche che non ledano i diversi interessi. Anche in questa occasione Federcaccia c’è, con tutta la sua struttura territoriale a ogni livello, e col proprio Ufficio Studi e Ricerche, affinché questa opportunità di ricreare ambienti atti a ospitare popolazioni selvatiche sia stanziali sia migratorie, non vada sprecata”.