Rogo di Portomaggiore: condannato il sindaco

La corte d’appello di Bologna ha condannato a 1 anno e 2 mesi di reclusione l’ex sindaco di Portomaggiore (Fe), per il rogo che si verificò all’interno del poligono privato realizzato nel comune

La corte d’appello di Bologna ha condannato a un anno e due mesi di reclusione l’ex sindaco di Portomaggiore (Fe), Nicola Minarelli, ritenendolo responsabile di omicidio colposo plurimo per l’incendio che si verificò nel 2016 nel poligono privato sito nel territorio comunale. Nell’occasione, morirono tre persone e altre tre rimasero ustionate. In primo grado, la sentenza era stata di assoluzione, ma la procura di Ferrara aveva proposto ricorso in appello, sostenendo l’accusa secondo la quale il sindaco (autorità locale di Ps) aveva tollerato o comunque non impedito l’attività del poligono, al quale mancava la licenza di pubblica sicurezza. I giudici d’appello hanno comminato 6 mesi di reclusione per il reato di omicidio colposo, 8 mesi per incendio colposo. Il sindaco sarà anche responsabile civilmente per il risarcimento del danno, in solido con il ministero dell’Interno, a favore delle parti civili.

L’avvocato difensore di Minarelli ha commentato: “Non discuto oggi il valore di questa condanna, che per me ha sapore politico. Non nel senso di appartenenza a questo o a quello schieramento, ma nel senso di individuare nel sindaco l’elemento al quale attribuire la responsabilità penale. Non era certo quella la parte di Stato che sarebbe dovuta essere chiamata a rispondere. Illuminanti sono state le deposizioni rese in udienza da personale di prefettura e questura, prefetto e questore compresi. Attendiamo le motivazioni del ragionamento decisorio della Corte, ovvio e scontato il ricorso per Cassazione a cui approderemo con un contrasto tra sentenze opposte: una, quella del Tribunale di Ferrara, pronunciata dopo dieci udienze di istruttoria interamente dedicate, 34 testimoni, due consulenti della procura, due consulenti giuridici, oltre che il confronto tra consulenti giuridici e il lungo esame reso dall’imputato, nonché dopo l’acquisizione di tutti gli atti e documenti di indagine. L’altra dopo sole quattro ore di discussione senza nemmeno rinnovare l’istruttoria”.