Orsa attacca turista con bambini a Molveno

Bruttissima avventura quella vissuta da una turista svizzera, con i suoi tre figli, sul lago di Molveno, in Trentino: un’orsa le è arrivata a ridosso e l’ha sfiorata con una zampata. Gli animalisti parlano di “falso attacco”, ma…

È accaduto intorno al lago di Molveno, in Trentino. Una turista svizzera, assieme ai suoi tre bambini ha incontrato un orso mentre effettuava una passeggiata intorno al lago. Inizialmente l’orsa (identificata come femmina essendo stato, dopo, individuato un cucciolo nei suoi pressi) era ferma su una strada che convergeva con quella che contornava il lago. Alla vista delle persone, l’orsa si è lanciata verso la signora che, istintivamente ha cercato girandosi di dare protezione ai suoi bambini. L’orsa è arrivata addosso alla signora, da quanto dichiarato, con fare minaccioso. Ha sfiorato o toccato la maglietta della donna, senza tuttavia causare ferite. Subito dopo si è allontanata con il cucciolo. Tutte le cronache si sono sbracciate a interpretare il gesto del toccare, presumibilmente con una zampa la signora, come un “falso attacco”. Finché anche la Lav si è decisa a determinare, o meglio identificare, quello che significa un falso attacco: che non stabilisce mai un contatto tra l’orso e il suo contendente, al contrario di quando hanno invece voluto ugualmente catalogare come tale nel caso dei due cacciatori di Roncone, dei quali uno tirato giù dall’albero con una zampata. Ribadiamo che un falso attacco non arriva mai e poi mai a mettere in contatto i due contendenti. Spesso è identificato da una carica con ringhi, sollevando spesso polvere e altre azioni roboanti, per poi fermarsi nei pressi della persona che l’animale vede come una minaccia. I tanti video ci mostrano quelli effettuati, e sicuramente i più plateali e impressionanti, dagli elefanti. Sempre con orecchie totalmente aperte, barriti continui, proboscide alzata o puntata verso l’intruso, sollevando con colpi di zampe la maggior quantità di polvere possibile. Sempre, però, si fermano a pochi metri, se l’uomo non si dimostra intimorito, rimanendo a orecchie aperte e controllando quanto abbia fruttato tutto questo spettacolo. Chi conosce bene tali animali sa bene che, di fronte a tali posture, l’animale sta effettuando un falso attacco. Al contrario è vera manifestazione di attacco quando i pachidermi arrivano silenziosi, con orecchie chiuse a filo del corpo e proboscide arrotolata o tenuta serrata al corpo. E chi li ha vissuti entrambi sa benissimo distinguere il serio dal faceto. Ne fanno di quasi simili leoni, gorilla, altri tipi di primati e tanti altri mammiferi, orsi compresi. Quando si stabilisce anche il minimo contatto, compresa la”zampatina” dell’orsa in questione, si è passati nella categoria degli “attacchi”. Qualunque sia l’esito finale. Questo per dare il giusto nome alle cose, anziché la filippica con la quale l’associazione animalista ha definito l’accaduto, per bocca del suo rappresentante, “Contatto accidentale tra due mamme”. Patetiche scuse nel voler sempre umanizzare, sminuire, mal identificare un comportamento animale. Sicuramente, e su questo concordiamo, si è incontrata l’orsa giusta, che alla “zampatina” non ha voluto aggiungere altro. Altrimenti avremmo avuto una cosa chiamata “nuova tragedia”. Visto che c’erano tre bambini. Ribadiamo che, anziché continuare a investire sulla “pacifica convivenza tra persone e orsi”, sarebbe meglio cominciare al contrario a immettere con metodi ben conosciuti un’innata paura agli orsi dell’uomo. Come lo avevano i lupi di una volta. Ovvero odore di uomo=odore di pericolo, allontanarsi subito. Senza vociare di persone, campanelli, eccetera. Così non si fa male nessuno.