Quando la pistola… si spreme: la storia delle “Palm squeeze”

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo ha avuto una certa diffusione un genere di pistola a ripetizione da tenere nel palmo della mano e “spremere” per lo sparo: realizzate tra l’Europa e gli Stati Uniti, erano decisamente occultabili ma ben poco potenti e sono state spazzate via dalle semiautomatiche

La “Le Protector” di Turbiaux è una delle più famose pistole “palm squeeze”: concepita da un francese, ebbe tuttavia diffusione anche negli Stati Uniti, questo è un esemplare prodotto su licenza dal 1893 dalla Chicago fire arms company.

Sono passate alla storia, e oggi conosciute, con il termine di “palm squeeze pistol” o anche “lemon squeezer”: parliamo di una vera e propria tipologia a sé stante di armi corte, cioè pistole tascabili a retrocarica a bossolo metallico, progettate per essere “contenute” nel palmo della mano. La loro epoca d’oro (si fa per dire, visto che la diffusione fu comunque relativa, rispetto al revolver) fu tra gli ultimi anni del XIX secolo e la prima decade del XX. È, comunque, una storia che vale la pena di raccontare.

Turbiaux, Gaulois, Tribuzio
Fatte salve produzioni semi-sconosciute di piccoli artigiani, i produttori delle pistole “palm squeeze” sono stati fondamentalmente quattro: la Le Protector, la Merveilleux, la Lampo e la Mitrailleuse-Gaulois.

La Protector è stata la prima in ordine di tempo, realizzata dall’armaiolo parigino Jacques Edmond Turbiaux e brevettata nel 1882. Ha un telaio piatto a sezione circolare, dal quale sporge anteriormente la canna e posteriormente il dispositivo di sparo, costituito da un pulsante a molla. Si impugnava facendo sporgere la canna tra medio e anulare o tra indice e medio e, chiudendo il palmo della mano, si premeva il comando di sparo che faceva ruotare una delle camere del tamburo interno, determinando quindi la percussione da parte del cane interno. Il tamburo aveva le camere radiali (come i raggi di una ruota), due erano i modelli, quello grande aveva 7 colpi calibro 8 mm, quello piccolo aveva 10 colpi calibro 6 mm. Le cartucce erano appositamente realizzate, con palla semisferica in piombo, bossolo cilindrico a orlo sporgente con percussione centrale. La finitura era normalmente cromata, con “guancette” sui lati piatti in ebanite, avorio o madreperla. L’arma ha avuto anche una sua controparte statunitense: nel 1883, la Minneapolis firearms company iniziò a produrla su licenza Oltreoceano, seguita un decennio più tardi dalla Chicago Fire arms company. Quest’ultima, tuttavia, aveva subappaltato la produzione alla Ames Sword company di Chicopee (Massachusetts) in vista dell’esposizione mondiale del 1893, con l’intesa di produrne 15 mila. L’azienda ne produsse soltanto 1.500 circa entro la scadenza contrattuale, determinando un incrocio di cause e contro-cause civili per danni. Nel frattempo, tuttavia, la Ames proseguì la produzione fino a circa 12.800 esemplari, che furono in gran parte venduti con la chiusura e liquidazione dell’azienda nel 1910. Rispetto alla pistola originale di Turbiaux la differenza sostanziale dei cloni statunitensi è che sono camerati per la cartuccia .32 Extra short a percussione anulare.

Il secondo esempio di pistola “palm squeeze” è italiano, fu infatti brevettato dall’armaiolo Catello Tribuzio, attivo a Torino, nel 1889 (con successivi brevetti esteri nel 1890 e 91): il calibro era sempre di 8 mm con una cartuccia molto simile alla Turbiaux, l’arma era denominata Lampo sul mercato italiano ed Eclair (veloce) sul mercato francese. L’ergonomia era conformata in modo da impugnare l’arma in modo convenzionale, con l’eminenza tenar della mano e la canna sopra le dita, per fare fuoco c’era un grilletto ad anello, con corsa rettilinea, che doveva tuttavia essere azionato con il dito medio. L’alimentazione in questo caso era tramite un serbatoio interno verticale rifornibile abbassando il lato sinistro del serbatoio stesso, premendo il grilletto l’otturatore avanzava, camerava la cartuccia e il colpo veniva fatto partire, rilasciando il grilletto l’otturatore arretrava espellendo il bossolo. L’arma è oggi molto rara e risultano prodotte poche decine di esemplari, si ritiene che la produzione si sia interrotta già prima del volgere del secolo.

Il terzo modello, cronologicamente, di pistola “palm squeeze” è stato realizzato da un altro armaiolo francese, Jacques Rouchouse, che con la sua omonima azienda produsse il modello “Le Merveilleux” (“la meravigliosa”) a partire dal 1893: aveva una canna superiore, serbatoio interno verticale, comando di sparo anteriore da premere con una, due oppure tre dita insieme. Prodotta in due calibri (8 mm e 5,5 mm Merveilleux, simili alle cartucce Turbiaux), con capacità di 7 colpi, è in effetti la meno nota del gruppo e quindi la produzione non deve essere avvenuta in molti esemplari, né è del tutto chiaro quando sia finita, comunque a cavallo tra 1900 e 1910.

La quarta e forse più famosa pistola “palm squeeze” fu realizzata a partire dal 1893 dalla Manufacture des armes et cycles di Saint Etienne, in Francia, inizialmente con l’evocativo nome di “Le mitrailleuse” (mitragliatrice) e poi, dal 1897, con la denominazione “Le Gauloise” (gallica). Anche in questo caso il calibro era sempre un 8 mm praticamente identico a quello delle Turbiaux e Tribuzio e, come in quest’ultima, era previsto un serbatoio verticale da 5 colpi, mentre dalla Turbiaux evidentemente era stato preso il sistema di sparo con “maniglia” posteriore da spingere con il palmo. Sul lato sinistro era presente una leva della sicura manuale che serviva anche per lo smontaggio, il modello 1 era quello standard con finitura brunita, mentre i modelli 2, 3 e 4 avevano varie tipologie di incisione e finitura cromata oltre che brunita. L’espulsione era sempre dal lato superiore, la finestra poteva essere protetta per il trasporto con un coperchietto scorrevole che si apriva automaticamente con il primo sparo, ma doveva poi essere richiuso a mano. L’arma rimase in produzione fino al 1910 ed è stata prodotta approssimativamente in 15 mila esemplari.

Una revisione critica
Il grande vantaggio delle pistole “palm squeeze” era quello di avere uno spessore molto contenuto, rispetto a un revolver tascabile dell’epoca, anche i più piccoli tipo Velodog. La conformazione “a saponetta” senza cane esterno consentiva non solo di trovare la corretta impugnatura al tatto dentro la tasca ma anche, se del caso, di fare proprio fuoco da dentro la tasca, senza neanche la necessità di estrarre l’arma. Per contro, il munizionamento doveva essere altrettanto compatto dell’arma e questo limitava in modo inaccettabile il quantitativo di propellente contenuto e, di conseguenza, le prestazioni balistiche. La diffusione delle prime pistole semiautomatiche tascabili, soprattutto quelle su progetto Browning in 6,35 mm, decretò l’inevitabile fine di questa categoria di armi, che dalle tasche dei gentiluomini fin du siécle è passata, senza rimpianti, alle bacheche dei collezionisti.