I Marine vogliono sistemi anti drone individuali

Il Corpo dei Marine ha emesso una richiesta di informazioni (Rfi) per sollecitare dalle industrie potenziali soluzioni su sistemi “Dismounted counter-unmanned aircraft system (Cs-Uas)”: per supportare la capacità di "ogni" Marine di condurre una autodifesa contro i piccoli droni Fpv

Il Corpo dei Marine ha recentemente emesso una richiesta di informazioni (Rfi) per sollecitare dalle industrie potenziali soluzioni su sistemi “Dismounted counter-unmanned aircraft system (Cs-Uas)”: per supportare la capacità di “ogni” Marine di condurre una autodifesa contro i piccoli droni Fpv (definiti sUas, Nato class 1&2).

Posto che questa richiesta porti poi a effettive adozioni, tuttavia, indica da subito sia una necessità impellente sia un potenziale “paradigma” di difesa futuro.
Con la proliferazione degli  Fpv – First person view (i piccoli droni modificati di derivazione commerciale o appositamente costruiti per scopi militari) sul campo di battaglia moderno, i Marine devono essere in grado di difendersi da queste nuove e invasive minacce. Ogni unità, fino al singolo Marine, indipendentemente dalla posizione geografica sul campo di battaglia, è vulnerabile alla ricognizione e, cosa ancora più pericolosa, agli attacchi degli Fpv. Per facilitare la libertà di movimento su un campo di battaglio oggi sempre più “trasparente”, i Marine devono essere in grado di opporre una valida difesa contro la minaccia dei droni. Ciò è stato dimostrato attraverso molteplici esperimenti del Dipartimento della Difesa (DoD), esercitazioni di addestramento come anche durante operazioni in teatro. Le soluzioni delle nuove contromisure (definite “smontate” per differenziarle da quelle più grandi e capaci “installate” sui veicoli) dovranno essere facili da impiegarsi, di facile comprensione in addestramento, leggere e possibilmente, utilizzare i sistemi attualmente organici al Corpo dei Marine nella massima misura possibile. Senza la capacità delle contromisure CsUas impiegate ai livelli inferiori in una difesa integrata e stratificata, ogni unità e ogni Marine saranno vulnerabili sia alla ricognizione sia agli attacchi degli Fpv, rischiando il successo della missione e la perdita di vite umane.

Le soluzioni a livello di Squadra devono essere trasportate individualmente dai Marine con un impatto minimo o nullo sulla loro missione primaria. Le soluzioni a livello di Plotone possono essere trasportate in veicoli tattici leggeri, assemblate senza l’uso di attrezzature per la movimentazione dei materiali e funzionare a batteria. Le soluzioni possono includere le funzionalità descritte di seguito:

Rilevamento – Tracciamento – Identificazione
A livello di Squadra: sistema di rilevamento passivo in grado di rilevare gli Fpv (Uas) tramite rilevamento acustico o a radiofrequenza (Rf). Il sensore deve essere indossato sul corpo (wearable) con impatto limitato sull’equipaggiamento primario della missione. I componenti possono includere un tablet portatile, un braccialetto, un auricolare e/o occhiali che ricevono avvisi – notifiche da un sensore esterno (per esempio radar e/o sistemi di rilevamento passivo).

A livello di Plotone: sistema di rilevamento passivo in grado di rilevare Uas tramite rilevamento acustico o radiofrequenza. Il sensore può essere montato su veicolo, albero o treppiede. I componenti possono anche includere un tablet portatile, un braccialetto, un auricolare e/o occhiali che ricevono avvisi – notifiche da uno o più sensori esterni (per esempio radar e/o sistemi di rilevamento passivo).

Contrasto – Distruzione
A livello di Squadra. Non cinetico: jammer direzionale Rf e/o Global positioning system (Gps) spoofing, idealmente in grado di essere montato su un fucile. Cinetico: un fucile/ottica per fucile in grado di tracciare e sconfiggere gli Fpv. Munizioni potenziate per armi da fuoco esistenti (tipo calibro 12 a pallettoni, 5,56×45, 7,62×51, .50, .40 mm).

A livello di Plotone: Non cinetico: jammer e/o spoofer Rf/Gps omnidirezionale. Cinetico: fucile/ottica per fucile in grado di tracciare e sconfiggere piccoli Uas. Munizioni potenziate per armi da fuoco esistenti (tipo calibro 12 a pallettoni, 5,56×45, 7,62×51, .50, .40 mm).

Alcune considerazioni: premesso che gran parte di queste soluzioni sono già attualmente disponibili (le abbiamo diffusamente trattate nel reportage Eurosatory 2024 su Armi e Tiro di agosto) sarà interessante vedere e a livello di squadra, “quali” di queste soluzioni verranno scelte e come verranno integrate dato che ormai, oggi, ogni singolo soldato di fanteria è esposto giorno e notte alle letali insidie degli Fpv.
Si parla espressamente di “ottica per fucile in grado di tracciare e sconfiggere gli Fpv”: bisognerà vedere se basteranno semplici ottiche a riflessione (Red dot) oppure, sistemi elettro-ottici più evoluti (tipo lo Smash israeliano). Munizioni potenziate: ovviamente sia i calibri 12 sia il 40 mm (40x46Sr dei lanciagranate individuali?) sono in grado di lanciare sia pallettoni sia munizioni disgregabili in volo, ma collegate tra loro da fili in kevlar (tipo palle incatenate); per 5,56 – 7,62 e .50 Bmg è più facile ipotizzare l’abbinamento a centraline di tiro dedicate anti-drone oppure, l’impiego di palle duplex-triplex. Perché la richiesta dello spoofing Gps (inganno)? Perché gli Fpv da “ricognizione” grazie alla geolocalizzazione possono fornire in tempo reale le coordinate di un bersaglio alle artiglierie nelle retrovie, risultando molto più letali e devastanti rispetto a un singolo Fpv “kamikaze”. Lo spoofing semplicemente, manda ai droni avversari false coordinate Gps che spostano di qualche chilometro il vero bersaglio.