Il presidente Biden grazia suo figlio Hunter per i reati fiscali e sulle armi

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato la grazia presidenziale nei confronti di suo figlio Hunter, che avrebbe dovuto fronteggiare a breve due udienze per stabilire la pena detentiva per reati in materia di armi e fiscali

Alla fine del proprio mandato, il presidente Joe Biden ha smentito sé stesso, o meglio ha smentito quelle che erano state le proprie precedenti dichiarazioni (anche a ridosso della vittoria di Trump alle ultime elezioni) circa la sorte giudiziaria del figlio Hunter. Il presidente Biden aveva infatti dichiarato che mai avrebbe emesso una grazia presidenziale o commutato in alcun modo la pena in caso di condanna per suo figlio. Invece, domenica scorsa ha firmato il provvedimento di “pardon”, la concessione esecutiva di clemenza presidenziale, che costituisce un “perdono completo e incondizionato” per il figlio. Quest’ultimo avrebbe dovuto presenziare nei prossimi giorni a due distinte udienze per stabilire la pena detentiva per alcuni reati in materia di detenzione illegale di armi e in materia fiscale, reati per i quali si era già dichiarato colpevole dei vari capi di imputazione. Anche se non è automatico che le udienze previste per metà dicembre vengano annullate, il provvedimento di grazia le rende ovviamente inutili e il provvedimento non potrà essere revocato neanche dal prossimo presidente degli Stati Uniti. Oltre a condonare le condanne già previste, il perdono presidenziale risulta essere particolarmente ampio, perché copre anche qualsiasi potenziale crimine federale che Hunter Biden possa aver commesso tra il 1° gennaio 2014 e il 1° dicembre 2024. Il lasso di tempo non è casuale, in quanto copre anche l’intero mandato di Hunter nel consiglio di amministrazione della società di gas ucraina Burisma e gran parte del suo lavoro svolto all’estero. Proprio i suoi affari esteri erano stati ritenuti “controversi” e avevano suscitato un dibattito anche politico, con Donald Trump che aveva affermato ripetutamente che dovesse essere perseguito per le sue attività in Ucraina e altrove.

Al di là di questi aspetti, appare abbastanza grottesco che proprio uno dei presidenti degli Stati Uniti che nel corso del proprio mandato ha maggiormente tuonato contro il possesso legale di armi, mandi graziato il proprio figlio specificamente per un reato concernente il possesso illegale di armi. Ma si sa, i figli so’ piezz’ e’ core e soprattutto so’ ragaaaaazzi…