La provincia di Trento ha annunciato l’avvenuto abbattimento dell’orsa Kj1, responsabile alcune settimane fa di una aggressione a un turista francese. Il presidente della provincia, Maurizio Fugatti, aveva firmato il decreto di abbattimento e contestualmente aveva revocato i precedenti provvedimenti, sottoposti a sospensiva da parte del Tar dietro ricorso delle associazioni animaliste. L’abbattimento è stato eseguito da una squadra del corpo forestale trentino. Il provvedimento di abbattimento è stato giustificato da Fugatti con la motivazione che “…l’interdizione dell’area dove si muove l’orsa non è tecnicamente realizzabile…tale area si estende su oltre 11.000 ettari di territorio anche agricolo, periurbano e urbano nel quale risiedono migliaia di persone… 250 km di sentieri Sat …con 100 accessi pedonali e numerosi altri veicolari”. La Sat (Società alpinisti tridentini) criticava già la chiusura data l’impossibilità di seguire tracce certe degli animali. E auspicava una gestione basata sulla ricerca scientifica con monitoraggi numerici della popolazione.
La vicenda di Kj1, come degli altri orsi “problematici” in Trentino, è stata oggetto di un vero e proprio tira e molla tra le autorità provinciali e le associazioni animaliste. Se tutta la popolazione, o quelli che continuano a parlarne, si interessassero così animatamente a tutta la fauna italiana e ai suoi problemi altrettanto come fanno per un singolo orso, saremmo la nazione più attenta al mondo. Al contrario è solo emotività animalista, che continua a salvaguardare un singolo capo rispetto alla ben più importante sorte di tutta una specie. In questi giorni si sono sprecate le crociate: per primo il geologo “Sapiens” Mario Tozzi, che ormai dalla sua materia spazia alla paleontologia, dalla biologia alla gestione faunistica, dai consigli per interdire gli spazi forestali alla conoscenza profonda della specie Ursus. Ci siamo abituati, e ci chiediamo quando si chiameranno persone che c’entrano qualcosa con la gestione della specie. Dimenticavamo il giornalista Cecchi Paone, che se c’è da salvare orsi arriva subito. Poi ultimamente si è aggiunta la categoria dei veterinari. Di cui abbiamo il massimo rispetto quando espletano il loro lavoro di medici per animali, ma che non c’entrano un’acca nella gestione della fauna e sue problematiche. Poi ci sono coloro che vorrebbero interdire sentieri, zone intere, vallate, foreste perché un orso, con o senza collare elettronico, è segnalato in zona. Praticamente tutto il Trentino sarebbe interessato da centinaia di tracce e segnalazioni che muterebbero nel giro di qualche ora, data la mobilità degli animali. Paralizzando la regione tutta. E ancora quelli che dicono che in Canada, e non solo, ci sono migliaia di orsi e non succede nulla. Ah la geografia…Il Canada tutto ha una superficie di “soli” 9.984.670 chilometri quadrati, sui quali si trovano circa 38 milioni di persone. Nonostante questa bassissima incidenza umana, gli incidenti con gli orsi accadono continuamente. Solo che la stampa italiana non se ne interessa, ma non è che per questo non esistano. Il trentino vanta invece 13.600 km quadrati. Giudicate voi.
Ma come la pensa, sulla materia, la popolazione locale? Be’, non più tardi di ieri la Comunità Val di Sole ha consegnato 6.000 firme raccolte per indire una consultazione popolare sul tema dei grandi carnivori, in questi termini: “…ritieni che la presenza di grandi carnivori quali orsi e lupi… sia un grave pericolo per la sicurezza pubblica e un danno per l’economia e salvaguardia di usi, costumi, e tradizioni locali?” Sarebbero bastate 1.000 firme, ma in un giorno ne sono arrivate 6.000. Noi pensiamo fermamente che la gente che abita i territori abbia diritto a vivere come vuole a casa propria. E non come dice chi non ci abita, o non andrà mai. O al massimo una settimana l’anno in vacanza. Ma questo è problema riscontrabile su tante altre specie lontane da noi migliaia di km.